Politica

Protocollo, sorrisi e silenzi: lo stanco rito delle consultazioni

Colloquio-lampo per Fico, maxidelegazione per il gruppo misto

Protocollo, sorrisi e silenzi: lo stanco rito delle consultazioni

Roma La prima giornata delle consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si chiude con tanti silenzi e poche sorprese. L'esito degli incontri del capo dello Stato con i presidenti di Camera e Senato e gruppi minori conferma le previsioni della vigilia: una fase interlocutoria che non lascia intravedere soluzioni per il rebus governo. Silenzi, sorrisi, occhiolini e battute fanno da contorno al primo step di riscaldamento, in attesa dei colloqui che Mattarella avrà oggi con i leader delle forze politiche principali. Al Colle si rivede Pietro Grasso con la delegazione del Misto, dopo il letargo politico post-voto: l'ex presidente del Senato apre a un possibile accordo con il M5s, chiudendo la porta a un'intesa con il centrodestra. Protocollo rispettato alla perfezione senza falle. L'inquilino del Quirinale accoglie alle 10.30 il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, la prima a varcare la porta dello Studio alla Vetrata. Abito scuro, come nel giorno dell'elezione al vertice di Palazzo Madama, per la Casellati, che si intrattiene con il capo dello Stato quaranta minuti. Poi è turno di Roberto Fico, che recita lo stesso copione del giorno dell'elezione a presidente della Camera: il numero uno di Montecitorio raggiunge, con scorta al seguito, a piedi il Colle, impiegando trenta minuti circa. Il doppio del tempo trascorso nel faccia a faccia con il presidente della Repubblica. I quindici minuti del colloquio tra Mattarella e Fico segnano il record non solo nella giornata di ieri ma forse nella storia delle consultazioni. Il presidente della Camera, come la consuetudine istituzionale impone, non rilascia commenti alla folla di giornalisti e troupe tv, ma scherza durante il tragitto da Montecitorio al Quirinale: «È la seconda volta, stiamo facendo allenamento, abbiamo migliorato un po'». La porta dello Studio alla Vetrata si apre alle 12.10 per la terza volta per accogliere il presidente emerito Giorgio Napolitano. L'ex inquilino del Colle parla circa mezz'ora con Mattarella nella stanza che conosce bene, avendo affrontato nei suoi nove anni di mandato numerose crisi di governo. Il silenzio accompagna anche l'uscita di Napolitano, che si lascia scappare una battuta con i cronisti: «Non mostrate sorpresa», spiegando che è prassi istituzionale non commentare il colloquio.

All'esterno del Quirinale il cordone di polizia, giornalisti e curiosi assistono al corteo istituzionale. Nel pomeriggio, il rigoroso silenzio, che ha accompagnato la fase iniziale delle consultazioni, è interrotto dalle prime dichiarazioni politiche dei leader. Il primo sussulto della giornata arriva con il gruppo Misto della Camera che si presenta alle 17.30, dopo l'incontro tra Mattarella e le Autonomie, con una delegazione alquanto eterogenea: il capogruppo di Leu Federico Fornaro, accompagnato dal collega di partito ed ex sindacalista Guglielmo Epifani, il centrista Maurizio Lupi, l'ex ministro Beatrice della Salute Lorenzin (Civica popolare) e Alessandro Fusacchia di +Europa-Centro Democratico. Voci diverse che difficilmente avranno espresso una posizione sola nel colloquio con Mattarella. Circostanza che non sfugge all'ex Iena Enrico Lucci, inviato di Nemo, che mette il dito nella piaga: «Siete sei, ognuno di voi ha una posizione, a Mattarella avete incasinato ulteriormente le carte in tavola». Fuoriprogramma che si ripete con Giorgia Meloni che si lascia scappare: «C'ho l'ansia», sventolando un foglio di carta.

La raffica di scatti dei fotografi fa calare il sipario.

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