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Prove di intesa sulla legge elettorale

Da Forza Italia al M5s: via libera a un testo base che estenda il Legalicum al Senato

Prove di intesa sulla legge elettorale

Roma Nessuna apertura sulle proposte last-minute del Pd e un secco «no» a ogni «abito tagliato su misura sulle esigenze di Renzi». Forza Italia prende posizione ufficialmente e con il capogruppo in Commissione Affari Costituzionali, Francesco Paolo Sisto apre al Legalicum annunciando di essere disposto a votare un testo base sulla legge elettorale che si limiti ad estendere al Senato l'Italicum della Camera come modificato dalla Consulta.

Sul Legalicum c'è la convergenza con il Movimento 5 Stelle - «totale apertura» dice Danilo Toninelli - e anche con i bersaniani del Movimento democratici e progressisti, favorevoli a condizione che siano tolti i capilista bloccati.

Resta da vedere cosa farà il Pd, schierato per il no, ma in imbarazzo a bocciare una legge elettorale che porta il proprio marchio di fabbrica. Per Emanuele Fiano «è difficile trovare una sintesi», posizione comunicata al presidente della commissione Affari costituzionali Andrea Mazziotti. Ma paradosso nel paradosso il Legalicum era l'opzione inizialmente sposata dal Pd all'indomani della caduta di Renzi quando c'era stata la tentazione di andare a votare subito.

La svolta di Forza Italia arriva dopo un colloquio avuto martedì sera da Sisto con Silvio Berlusconi. Dal presidente di Forza Italia - che oggi riunirà il partito per un approfondimento - viene dato il via libera a votare il Legalicum come testo base, ferma restando la volontà di arrivare al premio alla coalizione invece che al partito. «Il Pd non si capisce a che gioco stia giocando» spiega Sisto. Il Legalicum «va bene per genesi e qualità», in quanto ha impianto proporzionale contrariamente alla proposta Pd di un «finto tedesco misto proporzionale-maggioritario presentato in zona Cesarini».

Sullo sfondo il centrodestra si confronta sul suo futuro in un convegno organizzato dalla fondazione «Libertà per il bene comune» presieduta da Altero Matteoli e da «Magna Carta» di Gaetano Quagliariello. Entrambi insistono sulla necessità che il centrodestra sia unito a partire da programmi e contenuti. Matteo Salvini chiede un centrodestra che non sia «un'arca di Noè, perché io non voglio partecipare ma governare, meglio risolvere i problemi prima per non ripetere gli errori fatti con i Fini e i Follini». Giorgia Meloni punta il dito contro il Movimento 5 Stelle, nei fatti «un movimento di sinistra». Nel mirino ci sono soprattutto le posizioni prese dai grillini sull'immigrazione mentre al contrario l'unica soluzione è il blocco sulle coste libiche. Giovanni Toti fa presente che il suo candidato in Francia non era né Macron, né la Le Pen. Ma di certo «il centrodestra unito ora avrebbe avuto il suo candidato all'Eliseo. Voglio convincere Berlusconi a farci giocare all'attacco come il Milan degli olandesi».

Infine l'appello di Massimo Gandolfini, organizzatore del Family Day: «Per favore mettetevi insieme perché il popolo che io rappresento non può avere il Pd come riferimento dopo le unioni civili e neppure il M5S».

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