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Prove di mediazione nella guerra dell'auto

Gli scambi commerciali pari a 108 miliardi cominciano a pesare sulla battaglia in corso tra Germania e Italia

Prove di mediazione nella guerra dell'auto

Gli scambi commerciali pari a 108 miliardi cominciano a pesare sulla battaglia in corso tra Germania e Italia a proposito della regolarità delle emissioni di alcuni modelli di Fca. Il business tra i due Paesi è importante, e non è nell'interesse di entrambi arrivare a pericolose rotture. Il premier Paolo Gentiloni, che ieri ha discusso di problemi economici con la cancelliera Angela Merkel, non ha mancato di sottolineare, intervenendo sul tema emissioni, proprio il valore dei rapporti commerciali con i tedeschi. «In questi giorni - ha aggiunto subito dopo - abbiamo avuto polemiche sulle emissioni di alcuni veicoli e io ho ribadito che sono questioni regolate dalle leggi, come ho ricordato alla signora Merkel. Noi decidiamo per quello che ci riguarda e Berlino per le loro questioni. Poi esiste anche un'autorità europea che deciderà».

Sul caso Fca, dunque, Gentiloni cerca di rimettere un po' di ordine alla discussione dopo i pesanti attacchi partiti da Alexander Dobrindt, ministro dei Trasporti bavarese, culminati nella richiesta all'Italia di richiamare tre modelli di Fca: Fiat 500X, Jeep Renegade e Fiat Doblò.

Anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, punta ad abbassare i toni: «Nel dibattito sulle questioni economiche - spiega - il tema ha pesato poco; e come italiani auspichiamo che Fiat possa uscire da questa impasse». Il numero uno di Viale dell'Astronomia ha però sottolineato di ritenere «la questione più interna alla Germania che non all'Italia». Altro segnale di distensione arriva da un collega del rissoso Dobrindt, il ministro dell'Economia, Sigmar Gabriel. «Oltre a tante auto tedesche - dice - il presidente eletto Donald Trump vede per le strade americane anche molte Ferrari. Questo dimostra che sia quella italiana sia la nostra sono industrie forti, grandi economie industriali».

La palla ora è nelle mani dell'Ue che sta mediando tra le parti, alla luce delle informazioni che sta ricevendo dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, sulle verifiche fatte a proposito delle emissioni dei modelli di Fca.

Sulla questione emissioni, intanto, interviene Corrado Clini, già ministro dell'Ambiente e ora docente di Scienze ambientali all'Università Tshingua di Pechino. Il fatto che i motori Diesel siano entrati nell'occhio del ciclone, secondo l'esperto, «trova la sua origine dal regolamento europeo n. 175 del 2007 che stabiliva per i veicoli a gasolio Euro 5 ed Euro 6 limiti molto stringenti sia per le emissioni degli ossidi di azoto sia per quelle di anidride carbonica». «Nelle condizioni normali di esercizio - precisa Clini - cioè su strada, il rispetto contestuale dei due limiti è praticamente impossibile».

«Nel 2006-2007 - ricorda il docente - avevo più volte evidenziato la non praticabilità dei limiti proposti, ma il combinato disposto dalla demagogia ambientalista e della difesa del Diesel da parte del settore europeo, aveva prevalso sulle considerazioni tecniche, generando così un regolamento Ue che è il cuore di tutta la questione».

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