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Prove tecniche di unità tra Forza Italia e Lega Ecco i nodi da sciogliere

Il punto chiave resta quello della leadership Azzurri convinti che non sia in discussione

Prove tecniche di unità tra Forza Italia e Lega Ecco i nodi da sciogliere

Contro il «giovanilismo imperante» Silvio Berlusconi ritrova l'orgoglio dei suoi 81 anni e il valore della sua esperienza di governo e di leadership nel centrodestra che ha fondato. Con i quarantenni Matteo Renzi e ancor più Luigi Di Maio, ragiona il leader di Forza Italia, non c'è gara. Né con Matteo Salvini, che scalpita da candidato premier: «Non vedo l'ora di sfidare Renzi e Di Maio e il loro nulla. A Berlusconi dico che chi guiderà il Paese lo decideranno i cittadini». Eppure, per il Cavaliere, urla tanto di fronte al popolo leghista, ma alla fine rispetterà l'unità. Soprattutto, se lo chiederà la legge elettorale.

Nel chiuso delle stanze di Arcore, dove il lunedì è sempre dedicato alla famiglia, bruciano di più certi atteggiamenti di chi a Berlusconi «deve tutto». Come Giovanni Toti, che domenica ha preferito alla convention azzurra di Fiuggi il raduno del Carroccio a Pontida. «All'incontro organizzato da Antonio Tajani - fa notare uno dei più stretti collaboratori del Cav - c'era il leader di Fi, tornato in campo in forma e volitivo come nel '94 e c'era il partito, che ritrova entusiasmo e coraggio attorno a lui. Toti, invece, dov'era?». Sui social media il popolo azzurro si sfoga contro il governatore della Liguria, molti già parlano di tradimento. Mentre Toti spiega sul Corriere della Sera che nel centrodestra «i rapporti di forza non sono più quelli di una volta», che «saranno i cittadini a scegliere il leader: con le primarie se avremo una lista unica, oppure si vedrà quale sigla avrà ottenuto più voti». Poi critica la magistratura, per «l'estromissione di Berlusconi dal Senato» e per il blocco dei conti della Lega. Più tardi, dirà che non c'è sull'alleanza Lega-Fi «nessun genere di ripensamento né di vacillamento» e lo dimostra l'intesa in Sicilia.

In questa partita il Cav ha rinunciato al candidato della società civile, Gaetano Armao (che ha accettato il secondo posto nel ticket) per ricompattare il fronte su Nello Musumeci, voluto da Meloni e Salvini. «La prova - dice chi gli sta accanto - che mette davanti sempre l'interesse del centrodestra e la concreta possibilità di vincere». Il voto di novembre nell'isola è importante, anche per l'effetto sugli indecisi. E Berlusconi lavora da settimane alle liste, pesando ogni voto. L'ultimo sondaggio dell'Istituto Piepoli rafforza il suo ottimismo: il candidato-governatore del centrodestra unito Musumeci sarebbe al 42%, Fava (sinistra) e Cancelleri (M5s) al 25, Micari (centrosinistra) solo all'8.

Toti e pochi altri a parte, sui rapporti con la Lega pesa l'assordante silenzio di Fi sul sequestro dei conti correnti del partito, per la condanna di Bossi e Belsito per truffa aggravata ai danni dello Stato. Mentre a Milano i vertici del Carroccio affrontano «l'emergenza», lo rompe però una delle più vicine al Cav, Licia Ronzulli: «Assurdo che per una vicenda (discussa e discutibile) di molti anni fa, si possa paralizzare l'attività economica di un grande partito come la Lega. Indispensabile che la magistratura revochi questo provvedimento che colpisce gravemente la democrazia».

Sull'altro fronte, non è tempo di cortesie. La decisa presa di posizione di Berlusconi sulla legge per la cittadinanza, il leghista Massimiliano Fedriga la commenta così: «Bene che Fi ci segua sul no allo Ius soli e sulle politiche contro l'immigrazione clandestina. Fortunatamente abbiamo riportato il partito di Berlusconi nel centrodestra, non come quando votavano con Alfano e il Pd a favore delle missioni quali Mare Nostrum e la riduzione dei tempi di permanenza dei Cie. Questo ci rende ottimisti sulla possibilità di riprendere un percorso insieme».

Frasi che strappano sorrisi agli azzurri, che l'accostano a quella di Di Maio, domenica: «Sull'immigrazione tutti, da Salvini alla Meloni arrivando al Pd, hanno inseguito noi».

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