Mondo

Prove di tregua con il "nemico". La Cina telefona alla Casa Bianca

Xi Jinping ammorbidisce il neo eletto: presto un incontro Obama torna a parlare: "Trump presidente mi preoccupa"

Prove di tregua con il "nemico". La Cina telefona alla Casa Bianca

New York - Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump inizia a tessere i primi rapporti internazionali, e in testa ci sono le prove di dialogo con la Cina. Domenica sera il leader di Pechino, Xi Jinping, ha chiamato il tycoon per congratularsi della sua vittoria, e Trump ha detto che tra i due è stata stabilita un'atmosfera di «reciproco rispetto». La «cooperazione» bilaterale è «l'unica via possibile», ha spiegato Xi nel corso della telefonata, riaffermando l'importanza delle relazioni con gli Stati Uniti.

I due, ha riferito la tv di Stato cinese Cctv, hanno concordato che i legami tra le due principali economie del pianeta sono «importanti» e lavoreranno per il loro rafforzamento. L'impegno di Trump e Xi è stato quello di avviare una partnership di lavoro e «di incontrarsi di persona il prima possibile», per discutere e trattare i problemi di comune interesse.

Toni decisamente diversi da quelli utilizzati dal miliardario newyorkese in campagna elettorale, quando spesso e volentieri si è scagliato contro le azioni della Cina: «Non possiamo permettere loro di continuare a violentare il nostro Paese, perché questo è ciò che stanno facendo», ha tuonato il re del mattone a maggio.

In svariate altre occasioni, poi, Trump ha accusato Pechino di commercio sleale e manipolazione della sua valuta, minacciando dazi pari al 45% su tutti i prodotti cinesi importati.

Toni diversi dalla campagna ha auspicato anche il presidente in carica Barack Obama, alla sua prima conferenza stampa dopo le elezioni. «Trump sa che fare campagna elettorale è diverso dal governare», ha detto Obama, che da una parte ha lanciato un messaggio di distensione, «Il popolo ha parlato, è Trump il presidente eletto e tutti devono riconoscerlo», per poi lanciare qualche frecciata al tycoon. «Se sono preoccupato? Certo che lo sono. Non è un mistero che tra noi vi siano enormi differenze. Lui mi ha detto che manterrà gli impegni con la Nato e con la Ue, l'America deve essere una realtà inclusiva, attenta al rispetto della dignità di tutti. E rimanere un faro di speranza per il mondo», ha detto.

E proprio parlando di politica estera, nella lista dei leader stranieri che hanno contattato la squadra del presidente eletto manca ancora all'appello la Russia, fatta eccezione per la lettera inviata da Vladimir Putin. Tali contatti saranno possibili solo «dopo la cerimonia d'insediamento», ha fatto sapere il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Trump non si è ancora insediato - ha aggiunto -, gli Stati Uniti hanno un presidente in carica e la parte russa lavora con lui». Intanto The Donald sta dando un seguito alla promessa di costruire il muro anti-immigrati al confine messicano. Anche se il progetto non è ancora stato definito, tanto che lo stesso Trump ha aperto alla possibilità di sostituirlo, in alcuni punti, con reti metalliche o filo spinato.

La barriera dovrebbe correre lungo i circa 3.200 chilometri di frontiera tra San Diego e Tijuana lambendo quattro Stati Usa (California, Arizona, New Mexico e Texas), e sei messicani. Al momento sono circa mille i chilometri già protetti da forme di recinzione, che però non sono contigue. Il costo dell'operazione si aggirerebbe sugli 8 miliardi di dollari, «al 100% a carico del Messico», ha assicurato Trump, pur senza spiegare come.

Soltanto in un'occasione ha accennato all'eventualità di cambiare una regola dell'US Patriot Act tagliando parte dei fondi inviati in Messico attraverso i bonifici dai cittadini messicani che vivono negli Usa. E in linea con la tolleranza zero contro i clandestini, il tycoon ha assicurato anche di essere pronto a far espellere due o tre milioni di immigrati illegali con la fedina penale sporca. Le politiche di Trump contro gli irregolari sono molto criticate dai detrattori, che sovente lo hanno accusato di razzismo.

E proprio dalla sua elezione si è verificata una escalation di tensioni razziali nei college americani: alla University of Oklahoma, uno studente è stato temporaneamente sospeso con l'accusa di aver inviato messaggi violenti a matricole nere. Anche all'University of Pennsylvania alcune matricole afroamericane sono finite nel mirino di una chat di gruppo in cui si parlava di «linciaggio quotidiano». Episodi, da cui lTrump ha preso le distanze, chiedendo ai suoi sostenitori di piantarla con gli attacchi alle minoranze: «Non fatelo, è terribile, perché sto riunificando il Paese.

Basta». VRob

Commenti