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Ma in provincia il centrodestra resta unito

In molti piccoli centri la coalizione ha scelto i candidati comuni con le primarie

Ma in provincia il centrodestra resta unito

Roma - Quanto sarà contagioso lo strappo di Roma nel centrodestra? Anche in altre città, piccole e grandi, l'alleanza tra Fi, Lega e Fdi traballa o si rompe e se si allarga lo sguardo a tutti i 1.300 comuni in cui si voterà ognuno fa storia a sé.

A frantumare lo schieramento è, in primo luogo, la sicurezza del leader leghista Matteo Salvini, che forte del suo consenso ambisce ostinatamente alla leadership di tutto il centrodestra e scarica i candidati azzurri senza rispettare i patti con Silvio Berlusconi.

Così è stato nella capitale, dove ha attirato dalla sua parte la destra senza remore.

E ora, come se non bastassero i troppi candidati che sguazzano nell'acqua moderata, da Bertolaso alla Meloni a Storace a Di Stefano e anche Marchini, per Roma si fa avanti il sindaco di Verona Flavio Tosi, espulso dalla Lega a marzo scorso. «Me lo hanno chiesto - spiega- e sto seriamente pensando a candidarmi a sindaco di Roma. Così, per dare chiarezza rispetto ad una serie di candidature che non si capisce vogliano amministrare Roma o baruffare con Berlusconi».

Tanta frantumazione non gioverà certo a contrastare gli avversari, in testa ai sondaggi Virginia Raggi del M5S e il dem Roberto Giachetti.

A Milano l'alleanza del centrodestra finora tiene, attorno all'imprenditore Stefano Parisi, che si contrappone a Giuseppe Sala, scelto dal Pd.

Così a Trieste, dove Berlusconi ha incoronato a fine febbraio Roberto Dipiazza come candidato unitario. Il quadro è superaffollato, con dodici aspiranti, a cominciare dal sindaco uscente di sinistra Roberto Cosolini, mentre i grillini puntano su Paolo Menis.

Ma le buone notizie finiscono qui. Il primo contraccolpo della frattura romana tra Fi, Carroccio e Fdi si sente a Torino, dove Salvini vuol correre da solo e annuncia che non sosterrà l'azzurro Osvaldo Napoli, perché non lo ritiene «un candidato valido», ma il notaio Alberto Morano, «la persona giusta». Dovranno scontrarsi con il sindaco uscente del Pd e grande favorito Piero Fassino.

Stessa divisione a Bologna, dove gli azzurri potrebbero schierare Galeazzo Bignami contro la candidata del Carroccio Lucia Borgonzoni.

Con Torino e Bologna il leader leghista è deciso a prendersi anche Novara, imponendo a Fi e Fdi il suo candidato ufficiale, Alessandro Canelli, mentre il Pd punta sul sindaco uscente Andrea Ballarè e il M5S su Cristina Macarro, ingegnere e mamma di cinque figli.

Quadro diverso ma sempre articolato a Napoli, dove sia Fi che la lista «Noi con Salvini» si schierano per l'imprenditore Gianni Lettieri, mentre è annunciata la discesa in campo di Marcello Taglialatela per Fdi e di Enzo Rivellini, sostenuto da associazioni che fanno capo ad ex An. Si scontreranno con la vincitrice delle primarie Pd Valeria Valente e l'ingegnere brianzolo Matteo Brambilla, prevalso nelle «comunarie» del M5S. E terrà a Cagliari l'accordo tra i partiti di centrodestra per Piergiorgio Massidda, che dovrà opporsi al sindaco uscente Pd Massimo Zedda e alla commerciante del M5S Maria Antonietta Martinez?

Pensare che mentre i leader nazionali litigano in alcuni piccoli centri l'esperimento delle primarie del centrodestra è riuscito nel nome dell'unità dello schieramento. Come in Abruzzo, dove Massimo Desiati le ha vinte a Vasto, Errico D'Amico a Lanciano e Alessandro Mantini a Francavilla al Mare.

Tutti candidati unitari di un polo che, sulle grandi ribalte, sembra arrivato al capolinea.

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