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Prudenza su Marchini leader "Ottimo per il Campidoglio"

Dopo l'autocandidatura, Forza Italia apre per la Capitale. Dubbi su un ruolo nazionale. E lui precisa: "Il mio traguardo è Roma"

Il candidato sindaco di Roma, Alfio Marchini
Il candidato sindaco di Roma, Alfio Marchini

Va bene, calce e martello appartiene alla preistoria, all'aneddotica del nonno costruttore e partigiano, e pure l'attuale compagno Arfio non è più tanto compagno, visto che forse, chissà, magari, si candida alla guida del centrodestra. Ma insomma, passare dal Cavaliere al cavallerizzo campione di polo, se mai accadrà, non sarà di facile digestione. Marchini leader? Da Forza Italia nessuna reazione ufficiale, solo un commento ufficioso: «Stupore, sorpresa e un pizzico di scetticismo». Certo, nessuna bocciatura. «Potrebbe essere un'ottima soluzione per il Campidoglio», dice infatti Antonio Tajani. Però calma e prudenza perché «la questione delle alleanze a livello nazionale è tutto un'altro discorso».

Dunque, si vedrà. Tajani con Marchini ha un buon rapporto, tempo fa lo ha pure invitato a un'iniziativa politica all'hotel Ergife. Molti esponenti del centrodestra lo vedrebbero bene al posto di Ignazio Marino e molti altri lo hanno chiamato in queste ore in forma privata per congratularsi dopo l'intervista all' Espresso in cui ha fatto capire di essere in pista per sfidare Matteo Renzi disaggregando gli attuali poli. «Serve coraggio per dare una leadership al Paese». Anche Augusto Minzolini è favorevole. «È un segnale positivo. Se il centrodestra vuole tornare a vincere le elezioni deve allargarsi al centro per migliorare il suo appeal. Io vedo bene pure un coinvolgimento di Passera e Della Valle, nel quadro di una competizione virtuosa e non di candidature imposte dall'alto».

Più perplesso appare Maurizio Gasparri, che con Marchini ha un vivace botta e risposta via Twitter . «Vai Alfio, tutto ok, mancano solo una ventina di milioni di voti». «Per Roma non ne servono tanti», risponde l'imprenditore. Gasparri continua: «Parlavo a livello nazionale, leggo che vuoi guidare il centrodestra». E Marchini: «Conosci le dinamiche dei media. Leggi contenuti. Non credo sia un reato ragionare su contenuti identitari. No solo marketing». «Leggerò». Dopo lo scambio, il vicepresidente del Senato è più tranquillo. «I suoi tweet mi hanno rassicurato. Va bene il Campidoglio, ma per la guida del centrodestra servirebbe più umiltà e un confronto con tutta l'area. Da Alfano e Passera a Fitto, ne abbiamo viste tante di candidature così».

Marchini però, il giorno dopo, parla a Rai Radio 1 e fa un mezzo passo indietro. «Io ho soltanto espresso un ragionamento generale. La politica per me è una scelta di vita e non un mestiere». Il suo traguardo, sostiene, non è cambiato, è sempre il Campidoglio. «Le ultime esperienze al Comune di Roma, Alemanno prima e ora Marino, sono fallite perché si è preferito il marketing e le alleanze per vincere e per avere il potere senza una comune base solida e una piattaforma di valori sociali condivisi. Lo spunto della mia riflessione aveva questo obiettivo. Non possiamo continuare ad avere un'identità come ex di qualcosa».

E pazienza se lui non ha una storia legata al centrodestra. «Noi siamo tutti un Paese di ex, ma siamo anche tutti figli della Repubblica. Dobbiamo ripartire dai valori fondanti della Repubblica. Siamo un paese in crisi di identità, una cosa che non la trovi con il marketing ma scegliendo posizioni forti su alcuni temi, come immigrazione, lavoro, campi rom, scelte queste che poi toccano ognuno di noi». Un programma per il Campidoglio? Forse c'è davvero di più perché «Roma è la metafora dell'Italia».

Destrutturato e trasversale, Alfio va d'accordo con il partito di Alfano e nelle ultime settimane ha ridotto le distanze pure con Matteo Salvini. Più a destra invece non sfonda, forse lo vedono ancora come un comunista. «Marchini è uno che stava per partecipare alle primarie del centrosinistra e non si può stare contemporaneamente da una parte e dall'altra», taglia corto Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Ma si sa, Fdi per il dopo Marino punta su Giorgia Meloni. Freddo anche Francesco Storace. «Bisogna capire il vero motivo della sua candidatura, che comunque non è una mossa avveduta per la partita romana».

di Massimiliano Scafi

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