Cronache

"Punite mio figlio, deve soffrire pure lui"

Parla la madre del capo della banda: se è colpevole paghi, ha fatto del male a quelle persone

"Punite mio figlio, deve soffrire pure lui"

«Sono perdigiorno». Gli abitanti di Lanciano non hanno dubbi. Costantin Aurel Turlica, 22 anni, suo fratello Cosimin Ion, 20 anni, e il cugino, Ruset Aurel, 25 anni, gironzolavano di giorno in paese, orbitavano attorno al bar, e di notte si davano alle rapine.

Ad avere un'occupazione non ci provavano nemmeno. Non è vero che eseguivano piccoli come operai e giardinieri. Non facevano proprio nulla. E abitavano in due distinte abitazioni in paese, senza famiglia. I loro cari, ammesso che le belve li abbiano, sono rimasti in Romania.

Alexandru Bogdan Coltean, invece qui ha ma mamma. «È stato lui? È stato mio figlio? Punitelo, deve soffrire come ha fatto soffrire quelle persone», ha detto due giorni fa, sentita dal Messaggero. La donna non ha parole di compassione, non scusa. Ma condanna il figlio, con durezza, determinazione. E lo ha fatto da subito, non appena ha ricevuto quella telefonata che nessuna madre vorrebbe ricevere. Gli uomini della questura di Caserta l'hanno avvertita che dietro al viso apparentemente pulito del venticinquenne si celava un mostro. Lo stesso che una settimana fa ha massacrato il chirurgo Carlo Martelli durante la rapina alla sua villa di Lanciano ed è arrivato ad amputare il lobo dell'orecchio della moglie Niva Bazzan, per di convincerli a svelare dove era collocata la cassaforte. Quella cassaforte, che nell'abitazione del medico non c'è mai stata. E la donna è stata dimessa ieri ma è ancora terrorizzata dall'accaduto.

Secondo gli uomini dello Sco dietro quel ragazzo apparentemente timido c'è la mente della banda, il più crudele di tutti, quello che parlava così bene da essere scambiato per italiano. Alla cattura era inizialmente sfuggito, mentre gli altri tre complici erano finiti in carcere. Lui, invece, era già arrivato nel Casertano, da dove probabilmente sarebbe partito per la Romania. Ma prima voleva «piazzare» l'orologio di Martelli e per questo aveva contattato un ricettatore. Ma qualcuno ha fatto una «soffiata» e gli uomini della squadra mobile di Caserta lo hanno sorpreso. Aveva il fiato sul collo anche degli uomini dello Sco, che già gli stavano alle costole quando lo hanno bloccato davanti allo stadio dell'Albanova. La sua auto è stata individuata grazie al Gps e i poliziotti sono riusciti a recuperare l'orologio Breitling, che aveva tentato di gettare via, perché era la prova concreta che lo collegava all'assalto di Lanciano.

Il giovane, come gli altri, parlava un italiano corretto, al punto che il commerciante Domenico Iezzi, finito in passato nella rete della banda, ha parlato di un pugliese a capo dell'organizzazione. Oggi i quattro saranno interrogati per la convalida del fermo. E c'è da sperare che in prigione ci restino un bel po' davvero. Il ministro dell'Interno Matteo Salvni lo promette su twitter, mentre commenta la reazione della mamma di Alexandru Bogdan. «La madre alla notizia dell'arresto, ha detto: Se è stato lui fatelo soffrire. Sono d'accordo. Punizione esemplare, per lui e i suoi schifosi compagni criminali, meglio se in Romania.

#Lanciano».

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