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Pure Pisapia molla il Pd: "Confronto impossibile". I suoi vanno con Grasso

L'ex sindaco si ritira per colpa dell'ex toga. I dem fanno spallucce: avanti con la coalizione

Pure Pisapia molla il Pd: "Confronto impossibile". I suoi vanno con Grasso

Sinistra in tilt. Giuliano Pisapia getta la spugna messo all'angolo dalla mossa di Pietro Grasso e dal successo del battesimo di Liberi e Uguali. Ufficialmente la rinuncia dell'ex sindaco di Milano è legata allo slittamento della discussione sullo ius soli confinato all'ultimo punto del calendario dei lavori del Senato. In realtà Campo Progressista si era già sgretolato con gli ex Sel da un lato pronti a saltare sul carro del presidente del Senato e dall'altra i centristi di Bruno Tabacci che invece tiravano dalla parte di Matteo Renzi. Inutili i tentativi del Pd, da Piero Fassino a Luigi Zanda allo stesso Renzi, di convincere Pisapia a non mollare nella prospettiva di mettere in campo una lista civetta da affiancare al Pd nella corsa alle elezioni.

«Ci abbiamo provato, per molti mesi, con tanto impegno ed entusiasmo - ha detto Pisapia - Il nostro obiettivo, fin dalla nascita di Campo Progressista, è sempre stato quello di costruire un grande centrosinistra ma dobbiamo prendere atto che non siamo riusciti nel nostro intento. La decisione di calendarizzare lo ius soli al termine di tutti i lavori del Senato ha evidenziato l'impossibilità di proseguire nel confronto con il Pd».

Con l'addio di Giuliano Pisapia per chi gravitava in quell'area è suonato il liberi tutti. Gli ex Sel si sono già posizionati sotto l'ala di Grasso. E a dare un'idea di quanto si avvelenato il clima dalle parti della sinistra ci sono i commenti di Michele Ragosta, Cp, nei confronti degli ex Sel. «Si tratta di pochi cadaveri politici, uomini senza dignità, pronti a vendere l'anima per una poltrona», dice Ragosta.

Il Pd fa mostra di incassare il colpo e di non rinunciare ad una lista a sinistra anche senza la guida di Pisapia. Si punta ad una coalizione che accolga anche una lista di centro con Pier Ferdinando Casini e Beatrice Lorenzin, libera dai problemi che avrebbe creato la presenza di Angelino Alfano che ieri ha annunciato il suo ritiro.

«Il Pd avrà comunque una forza alla sua sinistra e una al centro in una coalizione - assicura il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Maria Elena Boschi - Ci presenteremo in tutti i collegi e sono sicura che arriveremo al 30 per cento ovunque. Ma serve una coalizione coesa su proposte serie. Stiamo lavorando e lo stiamo facendo anche con segnali concreti».

Ancora in sospeso poi la presenza in coalizione della lista dei radicali con Emma Bonino. Con loro però un avvicinamento è diventato più probabile con l'accelerazione imposta alla legge su biotestamento. Ieri la conferenza dei capigruppo del Senato ha fissato la ripresa della discussione per martedì prossimo prevedendo il voto finale per il 14 dicembre. La strada all'approvazione del biotestamento appare spianata dall'insolita alleanza Pd e M5s, favorevoli, mentre sono nettamente contrari Lega e i centristi cattolici. Anche Forza Italia è contraria ma comunque ha lasciato libertà di coscienza per il voto.

La rinuncia di Pisapia rappresenta un brutto colpo per il Pd. Piero Fassino, si dice amareggiato dalla decisione dell'ex sindaco e sottolinea come sullo ius soli fosse stata «accolta e condivisa la sollecitazione a perseguire tutte le iniziative necessarie per la sua approvazione».

La rinuncia di Pisapia, assicura Fassino «non indurrà il Pd a mutare le scelta di perseguire con determinazione i provvedimenti già convenuti con Campo progressista, a partire dallo ius soli».

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