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La purga romana ora spacca il M5S. Pd: "Norme contro la democrazia"

Maxi-sanzione per chi critica i vertici a Roma, ma in Piemonte del contratto non c'è traccia. Due pesi e due misure

La purga romana ora spacca il M5S. Pd: "Norme contro la democrazia"

Seguire alla lettera le indicazioni che arrivano dai vertici del Movimento, o rischiare di finire espulsi e di dover pagare una sanzione da 150mila euro. C'è questo in un contratto il cui contenuto è stato rivelato ieri sulle pagine della Stampa, con cui la compagina capitanata da Grillo mette a tenere al guinzaglio i futuri eletti a Roma, "costretti" a mettere la loro firma su quelle pagine prima delle elezioni capitoline.

Un caso che ha destato scompiglio, per la scelta in sé e perché nessuno - lo conferma oggi ancora il quotidiano torinese - a Roma "ha avuto la forza politica, o la voglia, di rifiutarsi di firmarlo". I candidati hanno detto tutto sì, sì a rispondere direttamente al Direttorio del Movimento e ad affidare a loro anche la comunicazione, destando un certo allarme anche nel resto dell'arco politico parlamentare.

Sul caso si è espresso anche il Partito Democratico, con il vicesegretario Lorenzo Guerini che ha commentato le sanzioni sostenendo che "sfiorano il ridicolo" e aggiungendo la necessità di "procedere senza indugi a discutere e approvare una nuova legge sui partiti", che garantisca trasparenza e democrazia interna.

Perché c'è molto poco di trasparente nel contratto romano del M5S. Sopratutto perché quello che viene chiesto a chi voglia candidarsi per il posto di Ignazio Marino non è stato invece nemmeno proposto a Chiara Appendino, candidata sindaco a Torino. Ragion per cui il suo nome non c'è nell'elenco dei firmatari.

Una disparità di trattamento che fa pensare a una rottura sempre più netta tra le "anime regionali" dei grillini. E se Roberta Lombardi, che è autrice del regolamento, lo difende a spada tratta, a Roma si registrano malumori che arrivano per vie poco ufficiali, perché è stato chiesto a tutti di non parlare fino all'avvio della campagna elettorale.

Vittima della purga romana, intanto, sarebbe già caduto Roberto Motta, uno dei militanti più in vista nella Capitale. Osò criticare il Direttorio e una mail gli comunicò che il gesto era risultato sgradito. Risultato? "Sospeso con effetto immediato".

Il dissenso, nel Movimento, non è previsto.

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