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Le purghe scuotono il M5S. ​E il governo rischia al Senato

Di Maio plaude alle espulsioni, ma cresce il malcontento nel M5S. Gallo: "La Lega ci sgretola". E a Palazzo Madama voti in bilico

Le purghe scuotono il M5S. ​E il governo rischia al Senato

Chissà se la decisione di annunciare proprio oggi l'epurazione di quattro dissidenti nasconde un secondo fine, magari quello di sfruttare il Capodanno per far passare un po' in sordina l'espulsione di De Falco, De Bonis, Moi e Valli. Di certo c'è che l'editto del Collegio dei Probiviri pentastellato fa tremare alle fondamenta il Movimento e il governo: il primo, attraversato da una lotta intestina senza precedenti; il secondo, costretto a fare i conti con una maggioranza di governo piuttosto risicata. Soprattutto al Senato.

L'addio dei due senatori restringe infatti la forchetta già esile di voti a Palazzo Madama. Oggi il gruppo pentastellato passa da 109 senatori a 105, cui vanno sommati i 58 della Lega. In totale Conte può contare (passi il gioco di parole) su 165 voti al Senato. Certo, sono quattro in più della soglia della maggioranza assoluta fissata a 161, ma il pericolo è dietro l'angolo. Sono infatti ancora attese le decisioni dei Probiviri su Elena Fattori e Paola Nugnes, altri due esponenti più volte critici nei confronti della linea dettata dal governista Luigi Di Maio. Se anche per loro dovesse arrivare l'espulsione, allora la maggioranza dell'esecutivo gialloverde si assottiglierebbe a 163, numeri troppo vicini alla soglia di tranquillità se si tiene conto delle assenze "fisiologiche" durante i voti in Aula e gli impegni dei senatori chiamati a far parte del governo.

Senza contare che c'è tensione tra i gruppi pentastellati a tutti i livelli. Al Senato la cacciata di De Falco e De Bonis sta provocando non pochi malumori, la Fattori parla di "svolta a destra" del Movimento, molti mugugnano e ieri alla Camera - al momento del voto finale sulla manovra - ben 10 deputati erano assenti, costringendo il direttivo del gruppo di Montecitorio a richiamarli all'ordine. Tira insomma una brutta aria.

Anche il presidente della Commissione Cultura della Camera, il grillino Luigi Gallo, esterna il suo disappunto per una decisione "assurda". "I principi del M5s, il programma votato punto per punto da tutti gli iscritti alla piattaforma Rousseau e il contratto di governo sono i fari dei portavoce", scrive su Facebook il pentastellato. Per Gallo le espulsioni sono assurde per tre validi motivi, che vanno dalla libertà di espressione di un "portavoce del M5S" all'assenza di una "votazione interna" su "temi delicati come quelli del decreto sicurezza, dei fanghi, del condono di Ischia, dei balneari e dell'alzamento della soglia a 150 mila per gli affidamenti diretti degli appalti che fanno crescere corruzione e infiltrazione delle mafie".

Il rischio, secondo diverse voci pentastellate, è che il M5s finisca schiacciato dalla ruspa salviniana.

"La Lega presentando iniziative sempre più a destra come ha fatto con il decreto sicurezza ottiene in parlamento i voti di Forza Italia e Fratelli D'Italia e sgretola il M5s - dice Gallo - Così Salvini si sta costruendo la sua prima opzione di governo che ha sventolato nei primi mesi: governare con il centrodestra e quel che resta del M5s".

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