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Putin: «Jet abbattuto dai turchi per coprire i loro traffici con Isis»

Il petrolio dello Stato islamico potrebbe essere stato venduto anche in Italia e comunque sul mercato internazionale, grazie al contrabbando attraverso la Turchia.Lo denuncia il parlamentare iracheno Mowaffak al Rubaie, ex consigliere della sicurezza nazionale a Baghdad. Il greggio estratto dai pozzi controllati dalle bandiere nere «viene raffinato in Turchia e venduto sul mercato interno. Oppure va a finire a Ceyhan sul Mediterraneo e piazzato nel mercato internazionale». Al terminal turco attraccano anche diverse petroliere italiane, che imbarcano l'oro nero per scaricarlo ad Augusta o altri porti nel nostro Paese. Il giro d'affari negli ultimi otto mesi, secondo al Rubaie, che ha rilasciato un'intervista al canale internazionale russo RT, sarebbe di 800 milioni di dollari.Un altro tassello del braccio di ferro fra Mosca e Ankara, che ieri ha visto il presidente russo Vladimir Putin rifiutare l'incontro con il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan. Ma anche rincarare la dose accusando Ankara di «complicità» e di aver abbattuto «l'aereo russo per difendere i propri traffici petroliferi con i ribelli siriani.L'incontro era stato auspicato dal capo di stato turco in occasione del vertice mondiale sul clima in corso a Parigi. Il Cremlino ha fatto sapere che il faccia a faccia poteva avvenire solo sei i turchi avessero presentato scuse formali per l'abbattimento del caccia russo che bombardava l'Isis in Siria. Il premier turco, Ahmet Davutoglu, dopo l'incontro di ieri con il segretario generale della Nato ha ribadito che «nessun primo ministro, nessun presidente, nessuna autorità si scuserà». Mentre Erdogan, in serata, si è detto pronto a dimettersi qualora le accuse di Putin fossero confermate. Jens Stoltenberg, segretario dell'Alleanza, poco prima lo aveva spalleggiato sostenendo che «tutti gli alleati sostengono il diritto di Ankara di difendere la propria integrità territoriale e lo spazio aereo». Non solo: il presidente Usa, Obama aveva ribadito a Putin «la sua convinzione sul fatto che sia necessario che Assad lasci il potere in Siria nell'ambito di una transizione politica». Tutto questo alla vigilia della riunione dei ministri degli Esteri della Nato.Ankara ha concluso un accordo con la Francia garantendo ai caccia di Parigi il sorvolo, atterraggi d' emergenza nella base turca e Nato di Incirlik e supporto logistico alla portaerei de Gaulle che sta bombardando il Califfato dal Mediterraneo.La Russia continua sulla linea dura delle sanzioni vietando la vendita di pacchetti turistici per la Turchia e i voli charter. A breve entreranno in vigore anche sanzioni sui prodotti agricoli. Le rivelazioni sul contrabbando del petrolio del Califfo sono un'altra spina nel fianco per Ankara. Secondo Rubaie, ex consigliere della sicurezza nazionale, a Baghdad «si tratta di greggio iracheno e siriano trasportato via camion attraverso la frontiera turca e venduto al 50% del prezzo di mercato». Un recente rapporto, che il Giornale sta verificando, parla di picchi di 45mila barili al giorno. Per Rubaie gli 800 milioni di dollari del contrabbando di greggio «sono l'ossigeno dello Stato islamico e delle sue operazioni. Se lo tagliamo soffocheremo il Califfato». Il contrabbando avviene grazie «a uomini d'affari che comprano il petrolio sul mercato nero sotto il naso o con l'auspicio dell'intelligence turca».Non si esclude che la destinazione finale sia stata anche l'Italia.Rubaie accusa la Turchia di ricoverare nei suoi ospedali i ribelli feriti in Siria, compresi i miliziani di gruppi estremisti legati ad Al Qaida. Queste ulteriori ombre sulla vera scelta di campo di Ankara nella crisi medio orientale non ha fermato l'Ue che continua a dar credito ai turchi, dopo aver stanziato 3 miliardi di euro per i loro profughi siriani. Ieri la Commissione di Bruxelles ha annunciato che «entro il 15 dicembre verrà presentata una nuova proposta di adesione volontaria al ricollocamento dei rifugiati dalla Turchia». Domenica la cancelliera tedesca Angela Merkel ha convocato un mini summit con i rappresentanti di Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Grecia e Lussemburgo, che sembrerebbero accettare la ridistribuzione dalla Turchia. Secondo indiscrezioni si parla di 400mila profughi nel prossimo anno, ma Ankara non ha mai garantito, nero su bianco, che bloccherà gli altri rifugiati siriani per evitare che arrivino in Europa lungo la rotta balcanica.

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