Politica

Putin sostiene Trump: «Vivace e talentuoso»

E sulla Turchia chiude le porte all'intesa: «Provi ora a colpirci»

Riccardo Pelliccetti«Non c'è alcuna possibilità di appianare le relazioni con la Turchia o trovare un terreno d'intesa con l'attuale leadership turca». Lo scontro tra Mosca e Ankara è stato al centro dell'appuntamento di fine anno tra il presidente russo Vladimir Putin e i giornalisti. Oltre tre ore di conferenza stampa, con quasi 1400 cronisti accreditati, hanno permesso al leader del Cremlino di parlare a tutto campo. Putin non ha nascosto che i rapporti con Ankara sono stati seriamente compromessi dopo l'abbattimento del jet russo che «non è stato un atto d'inimicizia ma un atto ostile». Il presidente non crede che l'abbattimento dell'aereo sia un semplice equivoco. «Se fosse stato un incidente, come dicono i turchi, sarebbero state presentate delle scuse, invece sono corsi dalla Nato». Il leader russo ha insinuato che Ankara forse «desiderava compiacere gli Usa», ma ha avvertito: «Se prima l'aviazione turca violava lo spazio aereo della Siria, provi a violarlo adesso» che Mosca ha dispiegato i sistemi missilistici antiaerei S-400. «In Turchia ha detto il presidente vedo un processo d'islamizzazione strisciante, Atatürk si starà rivoltando nella tomba». Putin ha inoltre spiegato che Mosca sostiene l'iniziativa americana per la stesura di una risoluzione dell'Onu sulla Siria, ma ripetendo che la posizione russa non è cambiata. «Nessuno ha il diritto di imporre chi debba essere il leader di un Paese, questo spetta solo a popolo siriano», ha sottolineato il presidente russo, il quale ha annunciato che le operazioni militari continueranno finché non partirà il processo politico per risolvere la crisi. Alla domanda se alla Russia sia necessaria una base militare in Siria, Putin ha risposto di non essere certo che serva davvero, anche perché «se dobbiamo colpire qualcuno, anche così (senza base, ndr) lo colpiamo comunque».Il leader del Cremlino ha pure affrontato la questione ucraina, affermando che le relazioni commerciali con Kiev sono destinate a peggiorare. «Non beneficerà di alcun vantaggio economico», ha spiegato Putin, proprio all'indomani del decreto che ha sospeso le tariffe doganali agevolate fra i due Paesi. «La Russia non vuole un'escalation del conflitto, ma la situazione non può essere risolta con lo sterminio delle persone che vivono nel Donbass», ha aggiunto il presidente, confermando la presenza russa nella regione. «Noi abbiamo detto che in Donbass non ci sono divisioni ufficiali russe. Possono esserci dei cittadini russi coinvolti nell'esecuzione di alcuni compiti militari. Cercate di capire la differenza». Nel corso della lunga conferenza stampa, Putin ha parlato anche della situazione economica. «Le statistiche mostrano che l'economia russa ha superato il picco della crisi. La disoccupazione è al 5,6%, nel 2009 era all'8.3%, e il debito pubblico è sceso al 13%», ha affermato ricordando che il governo russo si attende una crescita del Pil dello 0,7% nel 2016 e dell'1,9% nel 2017. Saranno però necessarie delle correzioni al bilancio pubblico, visto che era stato previsto un prezzo del petrolio di 50 dollari al barile nel 2016. «Adesso costa 38 dollari al barile. Probabilmente dovremo apportare altre modifiche». Dopo un paio di battute sullo sport («Blatter meriterebbe il Nobel per quello che ha fatto per il calcio») e sulle elezioni americane («Trump è una persona vivace e talentuosa»), ha risposto infine a una domanda sulle sue figlie, anche se di questioni familiari a lui non piace discutere. «Le mie figlie non sono mai state viziate, non hanno mai avuto privilegi, non fanno politica, non fanno business, lavorano e usano per lavoro tre lingue europee.

Fanno la loro vita e la fanno con dignità».

Commenti