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"Ma quale Far West, la gente oggi si arma di meno"

Il presidente di Assoarmieri e la legge sulla legittima difesa: «No a decisioni prese di pancia»

"Ma quale Far West, la gente oggi si arma di meno"

Avvocato Antonio Bana, lei è penalista e presidente dell'Assoarmieri, può spiegarci se in Italia c'è davvero una corsa alle armi. Si va verso il Far West?

«No, nel modo più assoluto. Basta guardare i dati: nel 2016 c'è stato un calo di licenze rispetto all'anno prima dell'11% e del 5% rispetto al 2014. Ancora non abbiamo i dati del 2017 ma credo che la tendenza sarà confermata, probabilmente con un calo ulteriore. Per la difesa personale nel 2016 avevano il porto d'armi 18mila persone, meno del 5% rispetto all'anno precedente. Solo lo 0,045% della popolazione maggiorenne, stimata in 47 milioni di persone. Nel 2002, 45.618 persone risultavano in possesso di pistole, nel 2016 erano 18.600. Sono salite quelle per il tiro a volo, nel 2002 erano 127 mila e nel 2016 456 mila, ma per la caccia sono scesi da 885mila a 580mila. Ed è assurda certa stampa che parla del porto di fucile per il tiro a volo come di una scorciatoia per armarsi, perché i requisiti sono identici. E siamo uno dei Paesi più rigorosi per le licenze. C'è stata una stretta per concessioni e rinnovi annuali, c'è una trafila di esami medici, vaglio della prefettura e pagamento di quote».

Insomma, non ci avviciniamo all'America di Trump?

«Abbiamo una storia e una cultura completamente diverse. E mentre negli Usa ogni Stato ha la sua legislazione il nostro rigore è unitario. Il nostro è un mercato di appassionati, sportivi, collezionisti, cacciatori».

Si parla molto di armi perché oggi inizia in Senato l'esame delle proposte di legge sulla legittima difesa, di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Lunedì a Gardone Val Trompia lei ha organizzato un convegno sul tema con gli operatori del diritto. Pensa che si debba cambiare?

«Sarebbe un errore modificare la legge sull'onda di fatti di cronaca. Ma è positivo aprire un dibattito sereno, per una collaborazione costruttiva, mentre a volte ci troviamo di fronte a leggi sbagliate quando è troppo tardi. Credo che l'articolo 52 del codice penale sia una norma perfetta, per il bilanciamento tra diritto di difesa, con la proporzionalità con l'offesa e giustizia sociale. Per intervenire su uno dei pilastri del diritto penale bisogna essere cauti. Credo che il punto sia l'eccesso di difesa, che può essere doloso, colposo o incolpevole. Il caso più delicato è quello dell'eccesso di difesa putativa, cioè quando l'aggredito vede qualcosa che gli sembra un'arma e non lo è e spara. Si potrebbe ampliare i contorni della legittima difesa domiciliare, riconoscendo che un grave turbamento psichico dovuto all'aggressione può determinare un errore di valutazione. Ma bisogna andarci con i piedi di piombo. Tutti gli esperti, anche quelli intervenuti al nostro convegno, dicono no a decisioni di pancia».

Un'inchiesta di Repubblica parla del patto in campagna elettorale tra Salvini e la lobby dei produttori di armi, suggerendo che spingono sulla riforma della legittima difesa per aumentare gli affari.

«L'ha già spiegato il ministro: nulla di segreto, solo un dialogo che i produttori di armi hanno aperto con tutte le forze politiche.

E poi, in Italia non esiste una lobby delle armi, come negli Usa, anche se non ci sarebbe nulla di male».

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