Politica

Quando la libertà di satira viaggia sul web

Da Gesù ai due Papi, passando per Renzi e Napolitano, per finire con Dio nessuno si salva dalla satira su internet

Quando la libertà di satira viaggia sul web

“Ci ricorderemo di tutti quelli che oggi si schierano per la libertà d'espressione. Ce li ricorderemo alla prima telefonata che faranno ai direttori di giornale per lamentarsi”. Il fiorentino David Allegranti è stato uno dei primi su Facebook che in questi giorni ha tenuto a prendere le distanze dal mondo politico italiano che si è affrettato a condannare la strage di Charlie Hebdo. Nel suo sermone del giovedì sera Marco Travaglio ad Annozero ha voluto ricordare come, secondo lui, la politica italiana abbia abolito la satira escludendo dal panorama televisivo il comico Daniele Luttazzi, reo di aver voluto attaccare il Vaticano.

Ma la satira italiana sulla religione e sulla politica è seriamente minata dalla censura? Tralasciando il fatto che Maurizio Crozza nei suoi spettacoli, programmi o comparsate televisive imita liberamente Papa Francesco così come in passato ha imitato Papa Benedetto XVI, c’è da evidenziare la nascita di un fenomeno sempre più in voga: la satira che viaggia nel web. Sono, infatti numerosi i profili fakes dedicato ai due Pontefici che vivono a San Pietro, a Gesù Cristo o persino a Dio. Il più famoso tra questi è appunto @Iddio, nato su Twitter nel 2011 e che si definisce: “Signore Iddio Onnipotente, fondatore e CEO dell'Universo. Entra sempre nel bagno delle donne perché c'è scritto Signore. Il Verbo è qui” ed è seguito da 262000 followers e che su Facebook vanta più 19 mila amici. Il suo ideatore è anche autore dei libri “Dio non gioca a dadi: tiene il libro” e “Parlami d’amore Gesù”, quest’ultimo pubblicato dalla Feltrinelli nel 2013. Molto attivo in radio e sul web è anche Massimiliano Ciarrocca, autore satirico che scrive per Libero, e che di recente ha pubblicato il libro “Pronto, Francè?” senza per questo aver mai ricevuto minacce di morte da presunti integralisti cattolici.

A sbeffeggiare la figura del Cristo ci pensa @GesuOfficial, account nato nel 2012 e che su Twitter si presenta in modo alquanto irriverente: “Sono Gesù il figlio di Dio onnipotente,faccio il falegname, trasformo l'acqua in vino e i corpi umani in pane. Ho fatto della mia vita un capolavoro!”. Per quanto riguarda, invece, i due Papi vi sono numerosi fakes ma in nessun caso, come nei precedenti già citati, né dalla Sala stampa vaticana né da associazioni o movimenti religiosi è mai venuta una richiesta implicita o esplicita di chiudere i profili falsi che possono risultare offensivi. Tra questi per quanto riguarda Papa Francesco l’account più seguito su Twitter, con 85100 followers, è @JMBergoglio in lingua spagnola, mentre in lingua italiana si può trovare il più modesto @FRANCESCOPRIMO che sul social network dei cinguettii lancia un invito a chi lo legge: “Oh seguitemi che c'ho voglia di fare! (-cit.) Dobbiamo dare una sferzata di energia a sta Chiesa moribonda. 76, gesuita, argentino, forse papà, di sicuro Papa”. Sul Papa emerito Joseph Ratzinger molti profili Facebook o account Twitter hanno smesso di essere attivi da quando lui non è più il pontefice in carica ma sono ancora rintracciabili e leggibili. Ne è un esempio l’account @Bnd_XVI, chiamato Ex Papa e il cui messaggio di presentazione (ero papa, poi me so rotto er cazzo e me ne so annato a fanculo...) non rispecchia esattamente il linguaggio del vero Ratzinger.

Anche tra i politici non si salva nessuno. Su Twitter si va dal premier @RenzoMattei, seguito da 27200 followers, al Presidente della Repubblica @ReGiorgio_Primo che si autoproclama “Re d'Italia. Capo del PD(Renzi è un illuso)”, che tifa Napoli e che usa “twitter da quando m'han detto che il PC non è Partito Comunista”. Con 22000 follower è imperdibile anche l’account di Gianni Kuperlo, @GianniCuperloPD che conclude ogni suo tweet con l’hastag #belloefake. Il politico romano Alfio Marchini, forse ancora poco noto alle cronache nazionali, spopola su Facebook grazie al suo profilo fake Arfio Marchini che ha già raggiunto quasi 64 mila likes e che deve sicuramente la sua fortuna alla frase “Roma ti amo” con cui conclude ogni suo post. La lista sarebbe ancora lunga ma questi potrebbe essere ancora più lunga ma questi pochi esempi dovrebbero bastare per ricordare che in Italia il diritto di satira esiste, soprattutto sui social network (che nei Paesi islamici moderati sono soggetti a censura).

Se un comico come Luttazzi non lavora ormai da parecchi anni, più che per presunti motivi di censura, è per mancanza di credibilità dal momento che è stato accusato più volte di copiare le battute e i format televisivi degli archoman americani, da ex giornalisti del Foglio come Christian Rocca ma anche da Antonio Dipollina de la Repubblica e Francesca Fornario quando scriveva per l’Unità.

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