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Quando Salvini tuonava: basta coi cambi di casacca

Il leader ora invita gli azzurri a passare con lui. Ma nel contratto di governo c'è il freno al trasformismo

Quando Salvini tuonava: basta coi cambi di casacca

Uno dei dieci buoni motivi per cui la riforma costituzionale di Renzi era da bocciare? «Non introduce il vincolo di mandato». Parola di Matteo Salvini in un post su Facebook del 31 ottobre 2016. Lo stesso segretario del Carroccio che ora minaccia Forza Italia con la clava del trasformismo: «Non frenerò più quelli che vogliono venire da noi - ha detto il ministro dell'Interno in un'intervista al Resto del Carlino - se Forza Italia sceglie il Pd è giusto che chi si sente di centrodestra possa fare politica con la Lega». Dopo lo scontro sulla Rai, è chiaro il senso dell'avvertimento. E suona come un via libera agli ipotetici cambi di casacca, in Parlamento e nelle amministrazioni locali. La nuova strategia di Salvini, però, cozza con molte dichiarazioni fatte negli anni e con il «contratto di governo» sottoscritto da Lega e M5s.

A pagina 35 dell'accordo gialloverde si legge: «Occorre introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo. Del resto, altri ordinamenti, anche europei, contengono previsioni volte a impedire le defezioni e a far sì che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori». I riferimenti di Salvini e Di Maio sono l'articolo 160 della Costituzione portoghese e la disciplina dei gruppi parlamentari della Spagna. In Italia, il cosiddetto «vincolo di mandato» è vietato dall'art. 67 della Costituzione. Ma Salvini, nel febbraio 2015, quell'articolo voleva modificarlo. L'allora europarlamentare parlava così a L'Intervista di Maria Latella su Sky Tg 24: «Se uno viene eletto con un partito, e in corso d'opera si trova in disaccordo con il partito con il quale è stato eletto non può cambiare casacca: si dimette». Tre anni dopo, il titolare del Viminale riflette: «Un conto è la vicinanza umana (a Berlusconi, ndr), un conto è la scelta politica che ha portato non solo molti elettori ma anche molti eletti di Forza Italia a tutti i livelli ad avvicinarsi alla Lega».

L'insistenza sull'introduzione del vincolo di mandato, cavallo di battaglia storico dei Cinque Stelle, pare sia stata suggerita a Salvini da Armando Siri, fidatissimo consigliere del leader e attuale sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti. E il segretario della Lega insisteva. Così a Piazzapulita su La7, il 24 novembre del 2016: «Nella Costituzione non hanno inserito il vincolo di mandato e in questa legislatura ci sono stati 263 cambia partito».

Nell'ultima campagna elettorale, Salvini aveva rilanciato il tema in un'intervista a Repubblica. Il leader della Lega, il 3 gennaio diceva: «Oggi scriverò una lettera a Berlusconi, Di Maio, Renzi e Grasso: proporrò a tutti un patto collettivo anti trasformismo. Niente multe, inutili e illegali, come quelle dei grillini». L'auspicio era di un «Impegno morale serio». Ed ecco la proposta: «Ogni candidato firmerà una dichiarazione con cui si impegna a non cambiare partito e schieramento durante la legislatura. I nostri lo faranno? E gli altri?».

Oggi l'obiettivo è quello di portare avanti un'opa ostile nei confronti di Forza Italia. Facendo saltare anche il patto interno di «non belligeranza» tra azzurri, Lega e Fratelli d'Italia.

Un gentlemen's agreement che prevedeva la non accettazione da parte degli alleati di iscrizioni di parlamentari transfughi da altri gruppi della coalizione di centrodestra.

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