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Quando a uccidere è la burocrazia

Dai suicidi per colpa del Fisco, ai morti di malasanità o di "giustizia"

Quando a uccidere è la burocrazia

Di burocrazia si può anche morire. Rimpallo di responsabilità, firme che arrivano troppo tardi, documenti che aspettano solo il via libera, ma quel via libera per la persona interessata non arriverà mai. Il disastro del cavalcavia crollato sulla Milano-Lecco che ha provocato la morte di una persona e il ferimento di altre cinque, è solo l'ultimo caso, non certo l'unico, in cui la burocrazia ha di fatto provocato la perdita di vite umane.

È capitato nel 2013 a un ex infermiere in pensione, residente a Pareto, frazione in provincia di Alessandria, racconta La Provincia Pavese: colpito da infarto si accorge subito della gravità della situazione e chiede all'amico presente in quel momento con lui di telefonare all'ospedale più vicino, ad appena cinque chilometri di distanza dalla sua abitazione. Ma lì lo avvisano che non è possibile muoversi, perché per il suo paese è competente il 118 di Alessandria, decisamente più lontano. Bisogna chiamare loro. Così fanno. Ma quando quell'ambulanza arriva per il pensionato è ormai troppo tardi.

Stessa disperata sorte anche per un gelataio romano, Salvatore Diaferio: prova a cercare fortuna in Messico, ma si ritrova solo e malato e costretto a vivere di stenti fra l'aeroporto di Cancun e ripari di fortuna. Chiede all'ambasciata di anticipargli i soldi per il volo di rimpatrio in Italia, 350 euro, cifra che avrebbe restituito una volta rientrato. Ma l'ambasciata ritarda le pratiche necessarie, l'autorizzazione si fa attendere, intanto passano i giorni e le condizioni di Diaferio peggiorano. Due mesi dopo quella richiesta di rimpatrio l'ex gelataio muore in Messico, nello stesso aeroporto che per giorni e per intere notti lo aveva ospitato.

Anche i commercianti si ritrovano spesso alla prese con la burocrazia, le denunce di ritardi e mancanze sono innumerevoli. Qualcuno non riesce a sostenerne il peso, complici anche le difficoltà economiche. Lo scorso anno, a Bologna, un tabaccaio si è ucciso per quel mix che può risultare fatale. Il commerciante aveva fatto un investimento per ampliare l'attività anche con la ristorazione. Ma permessi e autorizzazioni tardavano ad arrivare. E non è riuscito a reggere il peso dei problemi finanziari.

La burocrazia non guarda in faccia nessuno. È la stessa da Nord a Sud. E può colpire in modo simile da nord a sud. A Casalnuovo di Napoli, un uomo, Edoardo De Falco, gestiva una piccola panetteria. Un giorno bussano al negozio gli Ispettori del lavoro, che gli contestano, a suon di verbale da 2mila euro di multa, la presenza della moglie che gli dava una mano, ma pare senza un regolare contratto da dipendente. L'angoscia lo assale per quella multa, diventa un'ossessione, impossibile da reggere. L'uomo si uccide nella sua auto, respirando i gas di scarico.

Carte bollate mai bollate, ritardi, rimpalli di responsabilità, multe, firme che non arrivano o controlli molto solleciti e precisi che arrivano, quelli sì, puntuali. La burocrazia può uccidere, è vero. Ma è anche capace di far resuscitare i morti. In un ufficio tributario umbro si è attestato, con tanto di documento ufficiale, che una persona morta è stata in grado di comunicare, di persona, il proprio decesso: l'interessato quando ha cessato di vivere aveva in piedi un ricorso, dalle carte risulterebbe che non è stata la persona delegata a informare gli uffici competenti della morte di chi aveva avviato l'iter legale, ma lo stesso uomo deceduto.

La burocrazia può vivere anche di paradossi.

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