Cultura e Spettacoli

La lezione immortale di Moana sulla mortalità

Moana Pozzi è viva o morta? Aveva l'Aids o un'altra malattia e uscirà il suo film inedito o no? Sono domande che si rincorrono da vent'anni

La lezione immortale di Moana sulla mortalità

Moana Pozzi è viva o morta? Aveva l'Aids o un'altra malattia e uscirà il suo film inedito o no? Sono domande che si rincorrono da vent'anni, da quando nel 1994 la famiglia confermò che l'attrice era deceduta in un ospedale francese. Eppure continuano a parlare di lei gli utenti del porno ma anche le persone che non hanno mai visto un suo film. Erano gli anni '80. Un salto tecnologico aveva permesso il passaggio dalla pornografia cartacea a quella in movimento, con la nascita dei cinema a luci rosse destinati a chiudere con l'avvento dell'home video prima e di internet poi. E così il porno ha via via semplificato il suo messaggio, le immagini sono state serializzate e il suo utilizzo è diventato di massa. Milioni di adulti e di ragazzini giovanissimi e non pochi bambini costituiscono un target non proprio ideale.

Moana continua però a essere vissuta da tutti come un mito dell'erotismo. Un'ammirazione che si riserva alle persone di cui si riconosce l'eccellenza. Un culto pagano a tutti gli effetti perché lei annunciava il sesso libero e liberato, dal conformismo e la moralità che a guardar bene invece sono più vivi che mai.

Cos'è il porno e che messaggio porta con sé? La pornografia di tutti i tempi racconta il sesso svelando quegli aspetti che l'etica trova inaccettabile. A prescindere dal rapporto di coppia si esaltano l'eccitazione e la gratificazione sessuale. La Pozzi rappresentava questo, la possibilità di vivere il sesso senza riferirlo all'amore e senza che questo istinto, considerato animale e poco controllabile, correlasse con la volgarità e l'emarginazione. Una sessualità disinibita che non conduceva nell'anticamera dell'inferno. Moana poteva sedersi anche nel salotto buono televisivo e ammiccare a Pippo Baudo, accennando appena al suo lavoro irregolare, divenuto accettabile in società. A lei era permesso perché se da un lato girava pellicole d'indubbia trivialità dall'altra raccontava, e senza sbagliare i congiuntivi, che non avrebbe mai fatto un figlio per non sottoporlo al ludibrio dei suoi compagni di classe. Come dire di sapere di essere un po' birichina ma di conoscere allo stesso tempo i valori veri della vita, come quello della maternità e del rispetto per i genitori che non rimproverava per la loro decisione di opporsi strenuamente alla sua carriera fuori dalle righe.

Forse era d'accordo anche lei. Certe cose non si fanno. È stata questa contraddizione, la sua capacità di conciliare il sacro e il profano a trasformarla in un personaggio da ricordare, come James Dean o Marilyn Monroe. Non ha fatto cultura ma è diventata cultura, nonostante gli ultimi studi scientifici documentino che la porno-dipendenza produce le stesse alterazioni neurologiche che si realizzano nell'assunzione di sostanze tossiche psicoattive. Chi guarda il porno desidera guardarne sempre di più e modifica radicalmente le proprie inclinazioni sessuali e a questo si accompagna il deterioramento delle relazioni affettive con il rischio concreto di trasformare la passione per la pornografia nell'unica fonte di piacere sessuale della propria esistenza. Karl Farkas, un noto cabarettista viennese diceva: «Nei cinema a luci rosse si può imparare molto sul sesso, a condizione che non ci si lasci distrarre dal film».

karenrubin67@hotmail.com

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