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"Quante bugie sulla casa. Ci ha trattati da avversari ma avevamo ragione noi"

Francesco Storace tuona contro Fini

"Quante bugie sulla casa. Ci ha trattati da avversari ma avevamo ragione noi"

Roma - Amico, spalla, compagno di calcetto e di partito. Francesco Storace, segretario de La Destra, ha camminato fin da ragazzo fianco a fianco con Gianfranco Fini, di cui è stato il portavoce «battutista». Da anni, però, ha preso le distanze e ora vive con grande delusione la notizia che l'ex presidente della Camera sia stato indagato per riciclaggio.

Storace cosa prova in questo momento?

«Amarezza, profonda amarezza, per aver creduto in un partito e soprattutto in un leader. Lo scorso 15 dicembre, all'indomani degli arresti di Corallo e degli altri, scrissi un pezzo in cui pubblicamente chiedevo a Fini di chiarire, mettendo anche a disposizione la mia testata. Ovviamente non c'è stata risposta. Ho letto invece interviste rilasciate ad altri giornali in cui si autodefiniva un coglione, e ho pensato che per coglioni stava facendo passare a noi. Sempre sperando, però, che alla fine la questione potesse rientrare».

Invece oggi come la vede?

«Oggi c'è la conferma che le ipotesi accusatorie riguardano anche Fini, sempre con il beneficio del caso. Però è evidente che sulla casa di Montecarlo avevamo ragione noi, non lui. Mi ricordo che nel 2010, quando i nostri Marco Di Andrea e Roberto Buonasorte denunciarono la vicenda, fummo giudicati avversari politici proprio da Fini. Buonasorte sollevò la questione per dovere morale, perché era stato lui a presentare la contessa Colleoni a Gianfranco e si sentiva colpito in prima persona».

Cosa accadde?

«Il tutto si concluse con l'archiviazione di un'inchiesta in cui il nome dell'indagato era stato reso noto il giorno stesso dell'archiviazione. Un trattamento direi inusuale, capitato solo a Fini e Zingaretti. Poi però la caduta degli dei e l'uscita dal Parlamento gli fanno passare il rancore. Noi del resto eravamo stati espulsi dalla coalizione proprio da Fini. Non facemmo ricorso perché la magistratura aveva fatto la sua scelta ed era inutile insistere. Invece...»

Invece?

«C'è questa roba di cinque milioni di beni sequestrati. Ma la cosa che fa male è sapere che quella casa donata dalla contessa per la buona battaglia è andata a finire a Corallo attraverso Tulliani. E poi un mare di bugie...».

Ci faccia un esempio

«Fini aveva promesso che avrebbe dato le dimissioni da presidente della Camera se il cognato fosse stato riconosciuto proprietario della casa. Non lo fece. Anche la storia di An così viene offuscata. E parliamo di una storia che ha riguardato milioni di persone. Ma c'è anche gente che ha affrontato guai giudiziari e ne è uscita a testa alta.

Io ho combattuto 23 anni di processi e poter raccontare che sono uscito pulito mi rende degno e fiero di una storia».

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