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La quarta volta di Putin al Cremlino

Rimpasto di governo: rischia l'eterno ministro degli Esteri Lavrov

La quarta volta di Putin al Cremlino

Oggi a Mosca giura per il suo quarto mandato presidenziale l'uomo che ormai da diciotto anni incarna il potere in Russia. Ma per Vladimir Putin non sarà un'inaugurazione come le altre. La sua larga popolarità è indiscussa, ma l'economia mostra difficoltà (conseguenza anche delle sanzioni occidentali) e tra le generazioni più giovani si diffonde l'insofferenza verso un sistema di potere percepito come chiuso e autoritario. Così Putin da una parte si copre evitando di esporsi alla brutta figura di un corteo trionfale senza popolo festante, dall'altra cerca di rilanciare i punti forti della «sua» Russia: primo fra tutti quello di un'immagine internazionale del Paese nuovamente forte e assertiva: qualcosa che nella Russia profonda non manca mai di procurare consenso.

Contestualmente all'inaugurazione di Putin, che in base alla Costituzione resterà al Cremlino fino al 2024 (quando avrà 72 anni) darà le dimissioni il governo presieduto dal fedelissimo Dmitry Medvedev. Il presidente russo, che in seguito a elezioni non proprio cristalline ha alla Duma una larghissima maggioranza, non pare intenzionato a riconfermarlo, e uguale sorte potrebbe toccare anche ad altri pezzi grossi dell'esecutivo. Detto questo, la china autoritaria presa dal putinismo obbliga a tentativi di interpretazione del futuro che ricordano quelli dei cremlinologi di epoca sovietica: allora come oggi, a Mosca decide tutto il Numero Uno, e non è facile penetrarne la mente. Ma la scelta è certamente già stata fatta, e la nomina sarà rapida.

I «bene informati» indicano come possibile sostituta di Medvedev l'economista Elvira Nabiullina, dal 2013 al vertice della Banca Centrale russa. Ma potrebbe avere delle chance anche l'esponente liberale Aleksei Kudryn, la cui eventuale nomina da parte di Putin avrebbe il senso di un gesto tattico di riavvicinamento all'Occidente. Sempre a livello di voci circola l'ipotesi del pensionamento di Sergej Lavrov, il «Gromiko del XXI secolo» al posto di ministro degli Esteri ormai da 14 anni, della cui buona salute c'è chi dubita. Appaiono invece inamovibili personaggi come Sergej Shoigu, il modernizzatore dell'esercito russo che guida la Difesa dal 2012, e il numero uno del colosso statale del petrolio Rosneft, Igor Sechin, ricchissimo e potente al punto di avere ottenuto l'anno scorso l'arresto di Aleksei Uliukaiev, già ministro dell'Economia che si era esposto a criticarne le mosse spregiudicate.

Uliukaiev sconta una condanna a otto anni per corruzione, mentre di Sechin - capo della fazione dei siloviki, il giro di potere degli ex Kgb - si dice che potrebbe succedere (chissà quando) allo stesso Putin.

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