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Quei 70 facinorosi incappucciati che tengono in ostaggio Giggino

Il sindaco de Magistris è nel mezzo di una faida tra centri sociali. L'ala dura è un serbatoio di voti e vuole più privilegi dal Comune

Quei 70 facinorosi incappucciati che tengono in ostaggio Giggino

Napoli - È ostaggio della guerra tra centri sociali il sindaco Luigi de Magistris. E con lui l'intera città. Gli scontri di sabato, in occasione della visita di Matteo Salvini a Napoli, sono stati il primo regolamento di conti. Altri dicono fonti interne ai movimenti arriveranno nelle prossime settimane quando l'Amministrazione sarà chiamata a partecipare ai progetti per la bonifica di Bagnoli e per l'abbattimento delle Vele di Scampia.

Il conflitto, latente da anni, è esploso a causa dell'atteggiamento ondivago di Giggino che, in un primo momento, aveva annunciato la sua presenza al corteo antileghista salvo poi disertarlo e farsi rappresentare da uno sparuto drappello di simpatizzanti della sua associazione «demA». È probabile che, da vecchio investigatore, abbia fiutato l'aria che volgeva a tempesta. Non si è però accorto che, così facendo, andava a infilarsi in un tunnel senza via d'uscita. Stretto da un lato da «Insurgencia», la sigla più moderata a cui appartengono consiglieri comunali e presidenti di municipalità che lo ha convinto a prendere posizione contro Salvini, e dall'altro dall'ala dura antagonista di cui fanno parte le sigle «081» e «Iskra» e i movimenti dell'area flegrea che vogliono salire di livello. Dopo aver evocato i demoni della Napoli autonoma e antirazzista e del Sud ribelle, l'apprendista stregone con la bandana arancione ne ha perso il controllo. I duri vogliono ottenere gli stessi privilegi e le stesse attenzioni «istituzionali» di cui beneficia «Insurgencia» e per convincere de Magistris hanno deciso di rompere il fronte. D'altronde, alle ultime amministrative gli antagonisti sono stati uno degli asset elettorali più importanti dell'ex pm di Catanzaro. E quindi rivendicano ad alta voce.

E che sia una questione tutt'interna ai centri sociali lo dimostra un dato: al corteo di sabato non erano presenti, nonostante fossero stati invitati, i disoccupati organizzati, i sindacati, i lavoratori delle partecipate, gli studenti. Gli antagonisti hanno preso possesso della piazza e hanno commissariato l'inquilino di Palazzo San Giacomo per dimostrargli che, ormai, il suo ruolo è del tutto marginale rispetto a quel che accade in strada.

In questo contesto di fibrillazione sono entrati in azione i settanta incappucciati, inizialmente scambiati per black bloc, che hanno sfasciato il quartiere. Appartengono tutti all'area eversiva. «Esiste una struttura parallela organizzata per la guerriglia urbana spiega al Giornale un esponente dell'area ribelle È un gruppo scelto, tutto napoletano. Vengono dalla città e dalla provincia Nord del capoluogo: l'età media va dai 24 ai 30 anni». Molti sono militanti dei Carc e si sono formati negli scontri di piazza degli anni scorsi in occasione delle proteste per l'emergenza rifiuti. Tutti gli incappucciati erano presenti in Piazza Sannazaro, alla partenza della sfilata. Si sono poi travestiti all'interno della galleria che collega a Fuorigrotta. E hanno preso possesso della testa del corteo. Senza che il servizio d'ordine dell'ala moderata potesse far nulla. L'obiettivo di questa faida è il primo cittadino.

A pagarne le conseguenze sono però i napoletani.

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