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"Quell'attacco dei mercati all'Italia una vendetta per i legami con Putin"

L'analisi: si scatenarono le mire francesi e gli interessi tedeschi

"Quell'attacco dei mercati all'Italia una vendetta per i legami con Putin"

Sono i mercati a fare ballare i titoli sovrani italiani, sono i mercati a dettare legge indipendentemente dai fondamentali dell'economia italiana che di certo non meritano uno spread oltre i 500 punti, sono gli stessi mercati a fare ballare greci, portoghesi, spagnoli e irlandesi.

La crisi del debito sovrano greco in quei giorni, lasciata colpevolmente crescere nell'inerzia generale dal maggio del 2010, si avvia a diventare per l'Europa qualcosa che assomiglia molto, per effetti e consistenza, al «subprime americano» e cioè alla bancarotta di Lehman. (...) Tutto parte dalla crisi del debito sovrano greco che apre il varco alla speculazione sui titoli di stato prima greci poi irlandesi, spagnoli, portoghesi e italiani, e poi alla speculazione sulle banche sempre spagnole e italiane, e quindi riduzione del credito, crisi di liquidità di banche e aziende, seconda recessione che diventa deflazione, disoccupazione alle stelle. Un vero capolavoro. (...)

Resta un interrogativo inquietante che riguarda il predecessore di Draghi: se fosse stata la Francia al posto dei greci, degli italiani e degli spagnoli, la BCE del patriota Trichet sarebbe stata ferma oppure no? La mia opinione è che non esiste il complotto ma una convergenza internazionale di interessi geopolitici, lo snodo della Libia con la folle guerra voluta da Sarkozy sempre nel marzo del 2011 e gli appetiti tedeschi sul gas russo che Putin e il Cavaliere hanno «consacrato» all'Italia, ha contribuito di sicuro all'isolamento di Berlusconi dentro un quadro di politica interna (...). Ho chiesto aiuto su complotto sì complotto no a Romano Prodi. «Voglio essere chiaro», esordisce, «Io credo che la nostra situazione di debolezza politica sia anche stata utilizzata a scopo di potere dai nostri cari amici, dai nostri cari alleati. In troppi eventi di politica internazionale si è giustificato l'intervento come unico strumento per combattere una dittatura ma non si è agito nei modi appropriati per preparare il cambiamento. Non si è agito con i tempi necessari per costruire la democrazia, che non si costruisce in un attimo con le armi o con la sanzione, ma passo dopo passo, con fermezza. Non con comportamenti in cui lo strumento militare diventa quello esclusivo».

«Mi riferisco in questo caso soprattutto alla Libia. Si era aperto in Germania uno spiraglio che sembrava privilegiare il dialogo sui conflitti ma poi, anche in Germania, non se ne fece nulla. Per quanto riguarda Putin, ho sempre pensato che dovevamo avere un rapporto strettissimo con l'America ma altrettanto con la Russia. Il rapporto di collaborazione con la Russia è stato praticato in modo positivo fino alla guerra in Iraq. Rompere il rapporto tra Russia e Europa è stato un errore strategico enorme, anche perché la Russia è stata poi costretta a vedere nella Cina la spalla per attuare la riforma industriale di cui ha vitale bisogno. Rifare un'edizione contemporanea di un nuovo muro di Berlino è l'errore più grave che possiamo commettere». «Scusi, presidente, non ha risposto alla domanda: c'è stato o no un complotto francotedesco per fare saltare Berlusconi?». «Io non ne ho mai visto le prove, se le vedo ci credo se no no. Quello che noto è che l'attivismo francese interessato non ha fatto bene e vedo che America e Russia continuano a farsi dispetti reciproci senza un disegno strategico. Si guarda al rapporto con la Russia sempre e solo in termini di politica interna e non di interessi di lungo periodo. Questi comportamenti sono per gli europei il segno di una leadership zoppa, cieca, che dovrebbe rendere conto degli interessi di tutti gli alleati. Degli interessi e dei problemi di tutti. Invece ognuno va per conto suo e, come conseguenza, siamo a traino delle scelte di corto respiro degli americani e dei russi. Un'Unione europea sempre più divisa e solo tenuta insieme (per quanto poteva) dalla politica monetaria di Mario Draghi.

Ha fatto tutto il possibile per salvare il salvabile dell'Unione europea in tempi di crisi, usando tutte le sue prerogative e, fortunatamente, fino in fondo».

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