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Quelle come me muovono il Paese

Mentre acquistavo troppe cose inutili in troppo poco tempo, stavo nell'ordine: sostenendo i consumi mondiali, aiutando Richard H. Thaler a vincere il premio Nobel per l'Economia

Quelle come me muovono il Paese

E io che mi sentivo un'ingorda cretina... Invece ero proprio io (e tutte quelle come me) a dare alla «scienza triste» una «spinta gentile». Mentre irritavo tutti i miei familiari e intristivo i conti in banca (chissà poi perché ne parlo al passato), mentre acquistavo troppe cose inutili in troppo poco tempo, stavo nell'ordine: sostenendo i consumi mondiali, aiutando Richard H. Thaler a vincere il premio Nobel per l'Economia (con l'annesso «bonus» di 1,1 milioni di dollari), offrendo all'economia comportamentista un importante esempio di studio, dignitando una cosa così idiota e irresponsabile come lo shopping compulsivo. Oggi viene fuori che è proprio grazie a me (e a quelle come me) se la spesa globale in qualche modo procede, seppur timidamente. Oggi vien fuori che uno studioso come Thaler si è preso la briga di comprendere come mai mi venga (a me e a tutte quelle come me) un'irrefrenabile voglia di possedere quel maglioncino ottanio piuttosto che quella gonna color ruggine, o sette rossetti della stessa nuances o un paio di stivali di soli due centimetri più alti sul ginocchio rispetto a quelli, identici, appena portati a casa. E poi, sempre Thaler, si è chiesto come mai, una volta individuati tutti questi gadget, io (e quelle come me) non riesca a fare meno di possederli e come facciano, di contro, quelli che li mettono in vendita, a farmi sgolosare tanto e a indurmi a comprare, comprare, comprare... Tipo Amanda Sandrelli in Non ci resta che piangere. C'è chi considera Thaler troppo frivolo per vincere un Nobel tanto serio, lui e la sua teoria, «del pungolo», lui e il suo saggio Nudge, pubblicato in Italia col titolo La spinta gentile, appunto. Ma in realtà non ci sembra che i suoi colleghi più seri siano stati in grado di prevedere, e tantomeno di trarci in salvo, da questa claustrofobica crisi. E a noi sembra abbia intercettato alla perfezione questo nuovo, piccolo mondo low cost fatto di orizzonti più bassi, di desideri più modesti, di investimenti più piccini, di «sistemi meno massimi», di economie drammaticamente reali. Dove alla fine sono io (e quelle come me) a spingere il Paese, a tirare la giornata, la vita, l'avvenire stretto di questi anni modesti. Per questo a noi piace il nuovo premio Nobel.

Per questo e perché sappiamo che il suo 1,1 milioni di dollari servirà da volano per l'economia: basterà investirlo in shopping compulsivo.

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