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Quelle Ong in acque libiche Nascosti i video dei recuperi

Le evidenze contraddicono il procuratore di Siracusa E il dossier dei servizi, fornito dagli 007 esteri, esiste

Quelle Ong in acque libiche Nascosti i video dei recuperi

I l procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, smentisce il collega catanese, Carmelo Zuccaro, spiegando in commissione Difesa al Senato come «non risulti nulla per quanto riguarda presunti collegamenti obliqui o inquinanti tra Ong o parti di esse con i trafficanti di migranti». Insomma, per il giudice non sussiste alcun «elemento investigativo». Eppure ci sono fatti concreti a provare come i dubbi siano più che fondati e facciano pensare che, in realtà, qualcosa di strano ci sia.

ONG NON COLLABORATIVE

È stato lo stesso Giordano ad ammettere come ci siano alcune organizzazioni «che hanno un atteggiamento molto meno collaborativo». Più volte operatori della polizia hanno fatto presente - e lo abbiamo scritto a più riprese sul Giornale - come i responsabili di alcune Ong su rifiutino di fornire i video dei recuperi in mare. C'è la conferma che sono partite denunce in questo senso. Questo aspetto impedisce agli inquirenti di poter indagare a fondo sull'operato delle Ong. E questo procura, oltretutto, un rallentamento delle operazioni di individuazione e fermo dei presunti scafisti. Peraltro, molte di queste organizzazioni si rifiutano di fornire informazioni relative ai finanziatori.

LE ACQUE TERRITORIALI LIBICHE

Che le imbarcazioni delle Ong entrino nelle acque territoriali libiche è un dato di fatto. Medici senza frontiere, sul suo sito, ha riportato come le sue imbarcazioni siano entrate 5 volte (3 solo nel 2016), per ammissione del responsabile dell'organizzazione, Marco Bertotto, a 11,5 miglia dalle coste libiche per recuperare migranti. Il procuratore Zuccaro ha raccontato come in un caso una motovedetta libica stesse per far rientrare un barcone. In quel caso fu la nave di una Ong a impedire che fosse rimpatriato. C'è poi il sistema Gefira, che attraverso il rilievo dei gps ha dimostrato l'avvicinamento alle coste libiche. Stessa cosa ha fatto Luca Donadel, che ha riportato su video i suoi rilievi.

CONNESSIONI CON GLI SCAFISTI

Fu il Giornale a contattare, attraverso il numero di telefono fornito dai migranti, un «organizzatore di viaggi» attraverso il Mediterraneo. Chi rispose dall'altro capo del telefono, a nostra richiesta di raggiungere l'Italia, pagando una cifra pari ad alcune migliaia di euro, ci disse di «stare tranquilli». Ci sarebbero venute a prendere «le navi delle missioni». Di più: se un tempo la chiamata al centro operativo che coordina i soccorsi in mare arrivava direttamente dai migranti, oggi la telefonata parte dalle navi delle Ong. Le stesse navi che nel 2016 hanno recuperato oltre 46mila immigrati contro i 36mila della Guardia costiera e i 35mila della Marina.

SISTEMI DI SORVEGLIANZA

Il governo italiano sa? Il Copasir smentisce l'esistenza di un dossier sui migranti. Eppure l'intelligence, grazie a uno scambio di informazioni con i corrispettivi esteri, sarebbe in possesso di dati che sancirebbero ben più che un sospetto.

Grazie ai radar di forze armate e polizia, ai sommergibili della Marina e ai Predator dell'Aeronautica, oltre che all'incrocio dei dati gps, risalire ai movimenti delle Ong sarebbe un gioco da ragazzi. Perché, se le navi della Marina e dell'operazione Sophia di Frontex, non entrano in acque libiche, visto il loro ruolo di lotta al traffico di esseri umani e l'impegno per l'arresto degli scafisti, le Ong lo fanno, vanificando gli sforzi di chi, ogni giorno, lavora per garantire sicurezza nel Mediterraneo?

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