Politica

Quelle rendite di posizione non sono figlie del merito

di Giorgia Meloni *

E gregio direttore

il Giornale da Lei diretto ha espresso, attraverso diversi articoli, una posizione critica nei confronti della recente sentenza della Corte Costituzionale che dichiara legittimi i prelievi di solidarietà sulle pensioni superiori ai 91 mila euro. In uno di questi pezzi sono citata anche io tra coloro che hanno tentato di «arginare il fenomeno delle pensioni d'oro». La citazione è corretta ed è per me motivo di vanto.

Mi permetta di cogliere l'occasione per chiarire che la mia è una posizione che nasce da una visione liberale e meritocratica della società e dello Stato, non certo da un qualche retropensiero ugualitaristico.

Sul Giornale si legge di «rapina», di «colpo al ceto medio», di «punire i ricchi». Dissento da questa visione. Le pensioni d'oro in Italia sono, per la quasi totalità, figlie di privilegi normativi, non figlie del merito, sono pertanto riconducibili alla categoria della «rendita» più che a quelle del giusto profitto e del giusto riconoscimento del valore di chi le percepisce. Una società liberale premia chi vale di più, premia il meritevole, premia l'imprenditore coraggioso, ma non consente rendite di posizione immeritate. Le attuali pensioni d'oro sono calcolate con il metodo retributivo, sarebbe a dire che l'assegno erogato non dipende dai contributi effettivamente versati nell'arco della vita lavorativa, ma dipende da norme che prescindono dall'equilibrio del dare e avere. Questo privilegio è riservato solo ad alcuni, mentre alle giovani generazioni si applica il metodo contributivo senza sconti: si andrà in pensione dopo i 70 anni con un assegno calcolato su quanto effettivamente versato, per molti questo assegno sarà di poche centinaia di euro. È per questo motivo che nella proposta di legge che ho presentato alla Camera chiedevo il ricalcolo con il metodo contributivo della parte eccedente i 5mila euro mensili: se hai pagato i contributi, nulla quaestio, ma se i contributi non li hai pagati, allora la parte eccedente te la taglio. Questa era, a mio avviso, una proposta meritocratica e liberale. Purtroppo l'Inps ha dichiarato che non è in grado di fare questo ricalcolo, una cosa vergognosa e indegna di una nazione evoluta. Per questa ragione bisogna ripiegare su una proposta alternativa. Come Fratelli d'Italia chiediamo che sia stabilito, con legge costituzionale, un tetto alle pensioni d'oro e ai vitalizi pari a 20 volte la pensione sociale: se un pensionato può vivere con 480 euro al mese, si potrà probabilmente vivere dignitosamente pure con 9.600 euro lordi al mese, pari a più di 5mila euro netti. Se poi qualcuno decidesse finalmente di alzare le pensioni minime, si alzerebbe anche il tetto delle pensioni più elevate. Sarebbero veramente pochissimi coloro che si ritroverebbero una pensione più bassa di quella conquistata sul campo dei contributi versati. Insomma, mi sembra una proposta equa, di buon senso e soprattutto di impostazione liberale.

* Presidente Fdi

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