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Quell'imbarazzato silenzio dei banchieri

Bocche cucite ma la grande finanza è irritata dal blitz dei dem

Quell'imbarazzato silenzio dei banchieri

Le bocche restano cucitissime. I banchieri arrivati ieri a Roma al comitato esecutivo dell'Abi, l'associazione di categoria, hanno preferito non commentare la mozione del Pd che sostanzialmente chiede di cambiare il vertice di Bankitalia e non la riconferma dell'attuale governatore, Ignazio Visco. «Non abbiamo niente da dire, grazie», è stata la risposta - lapidaria - di Gian Maria Gros Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, a chi gli chiedeva un commento e anche Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi, ha preferito mantenere il silenzio. No comment anche da Flavio Valeri responsabile di Deutsche Bank in Italia. Lo stesso presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, al termine del comitato è rimasto all'interno delle stanze di Palazzo Altieri senza rilasciare dichiarazioni. Il tema è tabù nelle esternazioni pubbliche dei banchieri. Un silenzio non omertoso, sia chiaro. Si tratta di rispetto nei confronti del regolatore e delle liturgie sulla sua nomina che spetta a un decreto del Presidente della Repubblica, che lo individua su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri - su deliberazione del Cdm stesso - sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d'Italia.

Nessuno parla, dunque. Ma dopo una rapida ricognizione nella City milanese qualcuno lascia filtrare sensazioni «off-the-record», ovvero a microfoni spenti e taccuini chiusi. C'è chi ad esempio evoca la profonda irritazione di quegli «arzilli vecchietti» della finanza, assai vicini alla cultura andreattiana cui si ispira il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e forti anche della sponda di Mario Draghi. Parliamo del patron delle Fondazioni nonché regista del fondo Atlante che sta gestendo lo smaltimento delle sofferenze del sistema bancario, Giuseppe Guzzetti e di Giovanni Bazoli che resterà presidente emerito di Intesa fino al 2019.

Di certo il sistema bancario italiano teme altri scossoni. Perchè è vero che con l'arrivo della vigilanza unica europea la funzione di via Nazionale si è ridotta, Bankitalia ha perso le 15 big del credito passate sotto la diretta cura della Bce, però vigila su 462 istituti minori cui è riconducibile una quota del 18% del totale attivo del sistema. E nella sua agenda ci sono molte partite delicate: dalla gestione della nuova ondata di esuberi bancari al recupero della fiducia nel rapporto con i piccoli risparmiatori su cui grava in parte il peso degli ultimi salvataggi. Il tutto sotto la minaccia di una nuova «quarantena» decisa dalla Vigilanza Ue con il giro di vite sui crediti deteriorati mentre i grandi fondi hedge scommettono al ribasso sui titoli nostrani del credito attizzando la speculazione. In gioco non c'è la poltrona di Visco ma la credibilità del Paese presso gli investitori.

Non è un caso se Mattarella ha replicato alla mozione del Pd attraverso un lancio esclusivo dell'agenzia Reuters, quella che scorre sugli schermi dei broker, invocando gli «esclusivi criteri di salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza dell'istituto».

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