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Quell'ottimismo che sa di elezioni

Quell'ottimismo che sa di elezioni

La quiete dopo la tempesta. Chi, l'altra sera, ha avuto modo di avvicinare il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, seduto in prima fila al concerto diretto da Riccardo Muti al «Ravenna Festival», l'ha trovato molto più disteso del solito. La ragione è semplice: all'assemblea dell'Associazione Bancaria, in programma mercoledì a Roma, non si preannuncia quel clima così drammatico registrato, invece, negli ultimi anni. Dopo le polemiche sul salvataggio della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca a costo zero solo per Intesa-Sanpaolo, ora il clima appare, infatti, un po' più rasserenato anche per il «via libera» all'operazione da parte dell'Ue. Hanno anche contribuito, a servire la camomilla dei nervi distesi, le ultime esternazioni del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e dell'amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier. Il primo ha dichiarato che dopo la ciambella lanciata alle due venete a cui si aggiunge il Monte dei Paschi di Siena «non ci sono più altri focolai di crisi». Il secondo, parlando a Londra, ha confermato che non ci sono più «rischi di sistema» e ha aggiunto, dati alla mano, che è tornata la fiducia tra i risparmiatori con un calo di 50 punti del costo di rifinanziamento grazie anche ai segnali positivi che arrivano dall'economia in generale. Intendiamoci, gli ultimi dati sembrano importanti, ma quante volte abbiamo già visto la luce in fondo al tunnel? Quanto tempo abbiamo atteso un'inversione di rotta che, all'atto pratico, non c'è mai stata? Basta rileggere le «Considerazioni finali» che il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (presente dopodomani all'Abi assieme allo stesso Padoan) tenne, alla «messa cantata» di Via Nazionale, lo scorso 31 maggio, meno di due mesi fa. In quell'occasione, fece notare, in particolare, che i crediti deteriorati, così come la solita patata bollente del debito pubblico, rendono l'Italia ancora molto vulnerabile. Il governatore aveva, poi, sottolineato il fatto che mancava «una efficace azione di coordinamento» tra i diversi soggetti nazionali e sovranazionali sulla «gestione» delle crisi bancarie. Senza, per di più, tenere conto dell'autogol del «bail in» perché, aveva aggiunto, non c'è mai stata «piena consapevolezza» delle norme in questione e della vendita delle obbligazioni subordinate da parte delle prime quattro banche andate in crisi. Non solo: il 31 maggio, Visco aveva anche gettato acqua sul fuoco della ripresa sostenendo che «agli attuali ritmi di crescita, il Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio». Insomma, campa cavallo... E, allora, mi interrogo: è davvero possibile che lo scenario si sia capovolto, economicamente parlando, nello spazio di un mattino, cioè appena quaranta giorni? Non vorrei che, ai piani alti del Palazzo, si cominciasse già a respirare, con il caldo torrido di questi giorni, un clima pre-elettorale. Mi chiedo anche quante volte il ministro dell'Economia e il «numero uno» di Bankitalia s'incontrano per fare il punto della situazione.

L'assemblea di mercoledì dovrebbe, allora, servire a chiarirci per davvero le idee perché gli italiani non possono più navigare a vista.

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