Politica

Questa volta non trucchino la partita

Gli italiani scelgano da che parte stare senza essere avvelenati da campagne mediatiche e agguati giudiziari

Questa volta non trucchino la partita

Ora che la partita politica si è riaperta, ci piace immaginare che la si giochi finalmente ad armi pari. Gli italiani scelgano liberamente da che parte stare senza essere avvelenati da campagne mediatiche e agguati giudiziari orchestrati da poteri terzi come è avvenuto in questi ultimi anni. Le elezioni amministrative hanno dimostrato che Renzi non è quel fenomeno che si pensava e che Berlusconi ha ancora la forza di fare il punto di riferimento di una coalizione di centrodestra vincente. Due verità che smentiscono conclusioni inverse tirate troppo frettolosamente nell'ultimo anno da presunti esperti e commentatori faziosi o opportunisti. Non solo. Lo scandalo di Roma, così come il caso De Luca in Campania, sta facendo aprire gli occhi anche ai più partigiani tra gli elettori democratici su quanto fosse una gigantesca balla la superiorità etica e morale della sinistra italiana.

Di fronte a tanta incertezza politica e alla possibilità di un ribaltone, ecco che la procura di Milano, e non solo quella, ha ripreso la sua attività principale: distribuire carte a giornalisti amici e giornali complici. Le fotocopiatrici della macchina del fango giudiziaria sono state riaccese e stanno lavorando a pieno ritmo: stralci di intercettazioni, verbali che dovrebbero restare segreti, veline e informative di investigatori circolano per le redazioni.

Il tema è sempre quello: Silvio Berlusconi e le sue serate (procure di Milano e Bari), presunte compravendite di senatori (procura di Napoli). È vero che si tratta di materiale di risulta e che gli zelanti pm stanno raschiando il fondo del fondo del barile. È vero che le accuse non stanno in piedi (quella sulla compravendita è ridicola e smentita addirittura dalle presunte vittime, pure da Prodi in persona) e che in un caso, quello di Ruby, sono state definitivamente bollate come false dalla Corte di cassazione. È vero che la gente non ne può più, ma è anche vero che magistrati e giornalisti partigiani non vogliono prendere atto di essere stati sconfitti sul campo e sono in cerca di rivincita.

Ci sono quindi tutti i presupposti perché si assista a una ripartenza di quella guerra civile che ha paralizzato il Paese per vent'anni. Nuovo corso a parole, vecchi metodi nei fatti. Mi appello agli arbitri che hanno sostituito Napolitano, Bersani e compagnia. Questa volta lasciamo decidere agli elettori.

Sarebbe la riforma più attesa e importante.

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