Cronache

Tiziana e le altre: non c'entra il web ma l'educazione

Tiziana e le altre: non c'entra il web ma l'educazione

Video hard girati e diffusi con o senza il consenso della protagonista, filmati e foto osé sui profili Facebook o sui telefoni portatili, rubati e divulgati attraverso Whatsapp, riprendono persone di tutte le età, dai dodici a sessant'anni. Ad essere esibite sono quasi sempre le donne, a guardare gli uomini. La tecnologia mette in luce, nella virtualità, un fenomeno che racconta una sessualità reale, in cui due perversioni viaggiano a velocità digitale, il voyeurismo e l'esibizionismo, di cui la società di oggi è permeata patologicamente.

Quelle dell'esibire e del guardare sono due pulsioni sessuali infantili. I bambini, privi di pudore, sessualmente immaturi e spinti dalla curiosità, non si censurano quando si tratta di spogliarsi o di guardare gli altri mentre lo fanno. Se la persona non è perversa, queste due pulsioni nella vita adulta lasciano spazio ad una sessualità matura, quella genitale. Si guarda e si è guardati, ma è soltanto un gioco preliminare che anticipa il rapporto sessuale. La libertà sessuale tanto agognata e sganciata dal fine riproduttivo non ha creato benessere sessuale, ma la diffusione indiscriminata del sesso, rappresentato virtualmente in ogni ambito della vita e attraverso tutti i mezzi di comunicazione. Di fronte ad immagini che svelano tutto o quasi tutto, a racconti di trasgressioni alla Sodoma e Gomorra, non corrisponde vero piacere ed eccitazione, ma una sensazione che si prova per qualcosa di già visto in eccesso, che invece di accendere il desiderio lo spegne. Una sessualità liquida e senza limiti in cui anche molti giovani hanno bisogno di sostegno farmacologico per riuscire a sostenere un incontro sessuale.

Per il caso di Stefania Cantone e di altri come il suo, è stata accusata la rete di internet. In molti chiedono lezioni di educazione digitale da impartire a scuola sin dalla più tenera età. Quello che invece manca è una sana educazione sessuale. Quando il bambino scopre il pudore smette di mostrarsi e di guardare. Gli è stato spiegato e ha capito che ci sono ambienti pubblici e privati e che le regole vanno rispettate tenendo conto delle relazioni con gli altri e con il mondo. Già da piccoli si deve imparare che è lecito e corretto dire di no quando la richiesta di intimità giunge da qualcuno di cui non sia ha completa fiducia. La sensibilità femminile, più di quella maschile, difendeva la sua intimità.

Le donne sapevano che se ci si sottopone allo sguardo ingordo dell'estraneo si diventa come una casa senza pareti, un luogo inanimato sempre a rischio di essere saccheggiato e svilito.

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