Politica

Il Quirinale convince il governo a smorzare i toni con Bruxelles

Secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato Mattarella a convincere il governo a evitare il muro contro muro con l'Europa in questa difficile fase politica

Il Quirinale convince il governo a smorzare i toni con Bruxelles

Allarme rientrato: il governo ha ritrovato la piena intesa (almeno così va dicendo) e, dopo aver varato il decreto fiscale, ha smussato le polemiche, specie verso l'Europa. Qualcuno ritiene che il cambio di registro, a livello comunicativo, non sia casuale ma frutto, invece, di una "moral suasion" da parte del Quirinale. Come rileva Dagospia l'incontro al Quirinale tra Mattarella e il commissaro Pierre Moscovici avrebbe prodotto, come primo risultato, un abbassamento dei toni. Polemica sì, ma entro certi limiti, e nel reciproco rispetto. La Commissone Ue ha accettato, a patto che lo stesso facesse anche il nostro governo. Che poi si è adeguato. Questo non vuol dire che non ci saranno più problemi o battibecchi, ma che, di base, ci debba essere un tono meno esasperato a livello di comunicazione.

Il Presidente della Repubblica non è mai entrato nel merito della manovra, limitandosi correttamente a svolgere il ruolo che la Costituzione gli assegna. Ma senza venire meno ai consigli, per il bene del Paese. Il primo invito partito dal Colle è stato questo: dichiararsi pronti ad accettare il dialogo, smorzando i toni. E sia Conte che soprattutto salvini e Di maio hanno recepito il messaggio-consiglio, mettendolo in pratica.

"Meno chiacchiere e più fatti", è l'esortazione fatta alla maggioranza da un autorevole esponente gialloverde (Il presidente della Camera Roberto Fico?, ndr). La cosa più importante, infatti, "è governare non perdersi dietro alle chiacchiere di peones da quattro soldi o esperti da operetta che tutti i santi giorni dilagano sui giornali e nei talk show creando danni di immagine al governo, di Borsa per gli operatori e di relazioni con l'Europa".

E la cosa fondamentale, in questa fase delicata per il governo (e per il Paese), è evitare possibili deragliamenti nella comunicazione.

Basta con le parole in libertà: spazio al premier, ai vicepremier e, ma solo quando necessario, ai ministri competenti in materia.

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