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La rabbia degli italiani in Venezuela: "Mandati a morte dai Cinquestelle"

Espropri, rapimenti, omicidi, la nostra comunità è una delle più colpite dal regime: "Roma ci è nemica: prende soldi da Maduro?"

La rabbia degli italiani in Venezuela: "Mandati a morte dai Cinquestelle"

La decisione dell'Italia di non riconoscere come presidente ad interim Juán Guaidó è stata una terribile doccia fredda per gli oltre un milione di italiani che vivono in Venezuela, con figli e nipoti ormai venezuelani. «Ci siamo sentiti abbandonati, traditi, umiliati, condannati a morte» racconta Francesco, una vita a Caracas, scappato negli anni 50 da un meridione che offriva poco o nulla ma al quale ha sempre fatto arrivare i suoi soldi con i quali sono andati avanti fratelli e nipoti. «E oggi ci trattano così, come animali, non ci riconoscono il diritto di uscire da questa emergenza senza fine». Sotto accusa finisce soprattutto lui il sottosegretario agli Esteri cinquestelle Manlio Di Stefano. Il suo commento al no dell'Italia come un rispetto al «principio di non ingerenza» proprio «si fa fatica a mandarlo giù». Ignoranza od opportunismo? Per Paolo, ex ristoratore oggi disoccupato «forse gli italiani prendono i soldi da Maduro, come già accaduto con i finanziamenti che il chavismo ha dato in Spagna al partito di Podemos». Intanto continuano a fioccare a centinaia i commenti durissimi da parte degli internauti non solo venezuelani sul twitter di Di Stefano. «Triste che ti chiami rappresentante degli italiani».

Gli scrive il profilo di VV periodistas, un sito di notizie di Caracas. «La comunità italiana è stata una delle più colpite dalla dittatura venezuelana: espropri, rapimenti, omicidi. Chiedere il dialogo con chavismo è come chiedere il dialogo con la mafia italiana». Gli fa eco Cesira che scrive: «Ma viene tu qui in prima persona a fare il dialogo dai! Però non andrai a fare il bello Antonio in un albergo 5 stelle, vieni a casa mia cosi quando manca l'acqua e la luce corriamo insieme, ok? Bella proposta no?». Gli scrivono anche in spagnolo, a riprova di come la notizia del no dell'Italia, così in controtendenza rispetto alle decisioni di Parlamento europeo , abbia suscitato un clamore senza precedenti: «Pero ustedes los arrastrados no critican que Venezuela está sometidos por los Cubanos, Rusos, Chinos, Iranis, Turcos y Guerrillas del ELN, FARC» («Però voi al traino non criticate il fatto che il Venezuela è sottomesso ai cubani, ai russi, ai cinesi, agli iraniani, ai turchi, ai guerriglieri dell'ELN e delle Farc, ndr)». Enzo da Caracas racconta invece a il Giornale come la delusione tra gli italiani sia infinita. «L'Italia adesso è contro di noi. Noi che ci sentiamo anche venezuelani perché i nostri figli sono nati qui. A Roma fanno tutto questo per difendere quella che è solo una dittatura. Dovrebbero venire a vivere qui per capire cosa c'è in gioco. C'è in gioco la nostra sopravvivenza. Altro che ingerenza!». La voce si incrina. «E la cosa ancora più triste - dice - è che persino il nostro consolato a Caracas ci ignora. Si era parlato di medicine giunte apposta in Venezuela con una sorta di corridoio umanitario per noi italiani meno abbienti. Non abbiamo visto nulla. Per non parlare dei Comites che non stanno facendo assolutamente nulla».

Alla notizia del non riconoscimento dell'Italia del nuovo governo ad interim Enzo racconta poi che «qui è successo un casino, in molti hanno pianto».

Orio, ormai in pensione, una vita a Caracas si dice «profondamente deluso. I 5 stelle in questi giorni hanno perso in parte quelle simpatie che avevano conquistato col populismo, ma erano invisi da quando hanno cominciato a frequentare prima Chávez poi Maduro ricevendo dollari per la loro causa ad ogni leccata fatta al regime. Salvini ha fatto sapere che sta con noi, ma il tira e molla governativo sta facendo passare il suo appoggio - almeno fino a questo momento - quasi da clandestino. Un orrore».

E mentre si stanno registrando in tutto il Paese spostamenti di carrarmati verso i centri nevralgici e le frontiere, dagli Stati Uniti Bolton fa sapere che al momento si scarta qualsiasi ipotesi di intervento militare aggiungendo però che se Maduro non accetta la transizione il suo futuro sarà Guantanamo.

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