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La "ragazza dell'Est" che scalzò il mentore Kohl per diventare la donna più potente del mondo

Nata ad Amburgo e figlia di un pastore protestante, si impose nel vuoto politico della Germania dell'Est. Dal 2005 alla guida del Paese, fu definita «la mamma dei tedeschi»

La "ragazza dell'Est" che scalzò il mentore Kohl per diventare la donna più potente del mondo

Come molti grandi protagonisti della politica, Angela Merkel aveva conquistato il suo «posto al sole» consumando un parricidio. Il padre in questione era una figura ingombrante, e non solo nella mole fisica: era Helmut Kohl, Cancelliere per tre lustri e artefice della Wiedervereinigung, l'insperata riunificazione della Germania che il 3 ottobre 1990 coronò lo storico terremoto dell'Ottantanove che aveva sbriciolato l'impero sovietico nell'Europa orientale.

A Kohl Angela Merkel («la ragazza», come la chiamava affettuosamente il suo potente mentore) doveva tutto. Era stato lui a scovarla nel vuoto pneumatico della politica della Germania dell'Est, che aveva concesso alla Cdu un mezzo plebiscito nelle prime elezioni libere dopo la caduta del Muro. Nata ad Amburgo, figlia di un pastore protestante «idealista» che aveva scelto di trasferirsi nella Ddr, Angela Merkel visse i primi 35 anni della sua vita sotto il comunismo. Come molti dei suoi compatrioti dovette adeguarsi a un mondo che non ammetteva libertà di pensiero: studiò, trovò il suo spazio nel mondo accademico, tenne un profilo basso e accettò qualche ruolo in organizzazioni vicine all'onnipotente Partito. Nel dibattito sul «che fare» dell'ormai defunto «Stato degli operai e dei contadini tedeschi» si schierò dapprima con quanti volevano tenere in vita la Ddr in forma democratica, poi cambiò idea e si avvicinò alla Cdu.

Kohl, alla ricerca di personalità dell'Est da inserire nel governo della Germania riunificata, la notò e le offrì il ministero della Famiglia: il Muro era caduto da meno di un anno e la sconosciuta «ragazza dell'Est» aveva solo 37 anni. Angela, pur con i suoi modi un po' goffi, seppe farsi apprezzare dal suo mentore, che nel 1994 la premiò ulteriormente con la poltrona ministeriale dell'Ambiente, che gestiva i contestati reattori nucleari e le diede molta visibilità.

Il potere di Kohl sembrava granitico, ma anche il nuovo «padre della patria» commise un errore fatale, inciampando in una storiaccia di finanziamenti in nero al partito. Era il 1998 e qui giunse il clamoroso parricidio: la ormai ex «ragazza» si rivelò ambiziosa e cinica, fiutò il suo momento d'oro e scrisse per la Frankfurter Allgemeine Zeitung un articolo nel quale sosteneva la necessità di «liberarsi dei vecchi cavalli di battaglia». Kohl non veniva citato, ma la stoccata era per lui. Nel giro di meno di due anni lo spietato capolavoro della Merkel era compiuto: scalzato «zio Helmut» dal vertice della Cdu, nel 2005 venne il suo turno al Cancellierato.

Il più alto scranno di Berlino fece di lei la donna più potente del mondo, guida non solo della solida Germania ma anche di un'Europa di fatto a guida tedesca. In tredici anni al vertice dimostrò di interpretare il suo ruolo con pragmatismo, annacquando le fondamenta ideologiche conservatrici della Cdu e dandole un'impronta centrista e camaleontica con il suo talento per fare proprie le istanze di partiti concorrenti: esempio classico l'aver sfilato ai Verdi il loro cavallo di battaglia della chiusura delle centrali atomiche. Attentissima ai sondaggi d'opinione e rassicurante nei modi e nel look, si trasformò nell'immaginario collettivo nella Mutti der Deutschen, la «mamma dei tedeschi».

È stata in realtà più la forza economica della Germania (la cui vera capitale è a Francoforte, sede della Banca Centrale Europea) che la visione politica di Angela Merkel a garantire a Berlino un ruolo guida europeo. La Cancelliera è stata anzi spesso indicata come una «leader riluttante», e come tale si è dimostrata fallibile. Se Kohl era caduto sui fondi neri, la Merkel si è politicamente suicidata quando nel 2015 spalancò le frontiere a un milione di profughi siriani. Wir schaffen das, possiamo farcela, garantì allora. Stava invece aprendo le porte al ritorno della destra xenofoba nel Paese dove quell'estremismo fa più paura, soprattutto nella sua ex Ddr.

E, ignorando il bisogno di sicurezza del tedesco medio, stava segando il solido ramo su cui stava seduta.

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