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Raggi in caduta: già pentiti i romani e i suoi elettori

Sette cittadini su 10 non la rivoterebbero. E lei, per risalire, vuole liberarsi dei controllori liguri

Raggi in caduta: già pentiti i romani e i suoi elettori

Roma - Curva rigida e strategia morbida. L'imbarazzante caduta libera della sindaca Virginia Raggi coincide con l'inarrestabile ascesa del M5S. Negli ultimi dieci giorni, quelli dell'esplosione dello scandalo Consip che ha travolto il Pd, la conta è stata impietosa. Ieri un sondaggio di Repubblica ha rivelato come i cittadini romani abbiamo dimezzato il loro consenso nei confronti della sindaca. Poche ore prima un altro sondaggio sosteneva che il M5S avesse guadagnato mezzo punto percentuale negli ultimi dieci giorni, diventando con un possibile 31,4 la prima forza dello scenario politico. Per questo Virginia Raggi vive con un disagio crescente il suo ruolo di «grillina di governo». E per questo cerca di recuperare posizioni, cambiare strategie, ribaltare alleanze. Dietro il sondaggio che dimezza il consenso per la sindaca c'è uno scontro che si combatte su più fronti tra: la sindaca e i dirigenti del movimento; la sindaca con alcuni elementi storici della base grillina; la base grillina con i «cittadini professionisti» (i commissari scesi nella Capitale con la benedizione di Beppe Grillo e Davide Casaleggio); i «cittadini professionisti» con alcuni dirigenti del Comune di Roma. Il sondaggio è stato effettuato dalla società di rilevazione Izi, che tra il 3 e il 6 marzo ha raccolto 1.048 interviste tra gli elettori romani. Dice: il 70% dei cittadini dichiara di non apprezzare l'operato di Raggi, contro un modesto 22% che invece continua ad avere fiducia. Modesto, in senso assoluto e ancora di più visto il risultato amministrativo di giugno. Conquistato 12 municipi su 14, gli stessi quartieri ora tappezzati di volantini contro lo «sfascio di Virginia». Ora i numeri confermano le parole dei «pentiti», i sostenitori già pubblicamente delusi del voto espresso: dal comunista Valentino Parlato al manager Cesare Romiti, solo per citarne un paio.

E allora la sindaca Raggi che fa? Cambia, appunto, strategia. «Non mi preoccupo, è una bufala, sanno tutti che sono impossibili fluttuazione di voto così forti», ha confidato lei, sorridendo, ad alcuni stretti collaboratori. In verità la cosa l'ha colpita, molto. Per la debacle e per il confronto con l'ennesima impennata del Movimento. Un altro dettaglio ha messo di cattivo umore la sindaca. È il fatto che le interviste siano state fatte negli stessi giorni del «trionfale successo» (slang grillino) della partita sulla stadio a Tor di Valle. «Hanno pensato che non sia opera nostra, ma di Grillo e dei suoi professionisti spediti dalla Liguria», brontolano in giunta. Allora è meglio cancellare subito dalla scena Alessandro Sasso, l'architetto che Grillo ha spedito dalla Liguria per dimezzare il cemento a Tor di Valle. Intanto una strana polemica si è alzata intorno a Luca Lanzalone, l'avvocato genovese che a Roma doveva sistemare le aziende partecipate. E che ha trovato anche il tempo di condurre in porto la trattativa stadio. Il contratto di consulenza di Lanzalone per ora non si è visto. E l'avvocato non ha ancora incontrato Luca Montuori, neo assessore all'Urbanistica. Grillo tira, sempre e comunque: curva rigida, Virginia ha capito la lezione.

Proverà a tornare più grillina di quanto non sia mai stata, scegliendo la strategia morbida e il compromesso.

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