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La Raggi regala più soldi ai netturbini per lavorare meno

Con il nuovo contratto nazionale i netturbini dovrebbero lavorare anche la domenica e due ore in più ma, a Roma, con la Raggi, è scattato solo l'aumento dello stipendio

La Raggi regala più soldi ai netturbini per lavorare meno

Guadagnare di più mantenendo lo stesso orario di lavoro? A Roma, grazie alla sindaca Virginia Raggi, si può anche se l’azienda è piena di debiti.

Dal primo gennaio l’Ama, la municipalizzata romana che si occupa dei rifiuti aumenterà (usando soldi pubblici) lo stipendio ai suoi 7800 dipendenti, così come stabilisce il nuovo contratto nazionale che in tutta Italia prevede anche di lavorare due ore in più alla settimana e persino di domenica. In tutta Italia, tranne che a Roma, come denuncia La Stampa che ha pubblicato dei documenti che dimostrano come l’Ama si sia arresa ai sindacati interni all’azienda, grazie anche al sostegno della giunta Raggi. La sindaca ha così ricambiato l’appoggio avuto in campagna elettorale dall’Usb, una delle sigle che maggiormente ha fatto propaganda per lei.

Dopo 4 anni di trattative la giunta Raggi, nel luglio 2016, aveva firmato il contratto nel settore della raccolta dei rifiuti vantandosi di aver posto fine alle vertenze sindacali. L’accordo prevedeva un aumento di stipendio di120 euro mensili in cambio di aumento delle ore lavorative che diventano 38 anziché 36, spalmate anche di domenica. Considerando che le strade della Capitale sono sempre invase dai rifiuti e che a Roma la domenica lavora solo il 15% dei dipendenti, si trattava di un cambio di passo utile e necessario. Ma ieri è successo qualcosa di anomalo. I sindacati hanno ostacolato l’attuazione del contratto perché i dipendenti non vogliono lavorare di domenica. Se non lavorano la domenica, infatti, possono reclamare “l’indennità per maggior carico di lavoro di lunedì”, una voce retributiva che esiste solo all’Ama e che costa all’azienda quattro milioni di euro l’anno. I rifiuti che si accumulano la domenica, inoltre, costringono i dipendenti a fare degli straordinari che all’Ama costano il 30% in più. Il problema è che, se il contratto non viene applicato a Roma, rischia di saltare in tutta Italia dato che in Ama lavorano il 20% di tutti i lavoratori del settore. Il 15 dicembre Bina sottolinea l’ “assoluta necessità di dare seguito alle reciproche obbligazioni dal primo gennaio” ma, qualche giorno dopo, l’amministratrice unica Antonella Giglio, nominata dalla Raggi, prende tempo e, alla fine, vincono i sindacati. Il ritardo nell’applicazione del nuovo orario di lavoro costa all’ Ama (quindi ai romani) almeno un milione di euro al mese, tra retribuzioni e straordinari.

Ora si fa sempre più concreta la possibilità di eventuali ricorsi per danno erariale.

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