Politica

La ragnatela di Lady Curia: è giallo sui contatti politici

Nei giorni scorsi sono finiti in manette il monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e la lobbista Francesca Chaouqui: quest'ultima è stata rilasciata dopo aver collaborato alle indagini. Il "corvo" Balda interrogato di nuovo

Francesca Chaouqui con il marito Corrado Lanino
Francesca Chaouqui con il marito Corrado Lanino

D al crac finanziario della diocesi di Terni all'ultimo scandalo vaticano il passo è brevissimo. E sta tutto nella decisione del pm umbro Elisabetta Massini di mettere sotto intercettazione telefonica monsignor Vincenzo Paglia, che di Terni è stato vescovo per 12 anni. Con quella brutta storia di operazioni immobiliari spregiudicate portate a termine con i soldi della curia, monsignor Paglia non c'entra.

A settembre il gup l'ha prosciolto considerandolo del tutto estraneo ai fatti. Ma da quelle conversazioni intercettate è nato un nuovo filone dell'inchiesta, che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati Francesca Immacolata Chaouqui e il marito, Corrado Lanino, con l'ipotesi di reato di intrusione informativa ed estorsione. Mentre gli indagati «locali» parlavano di affari immobiliari in modo anche piuttosto greve («Che c... me frega, un casino da un milione e mezzo di euro», spiegava in modo spiccio a un notaio l'ex direttore dell'economato della curia, Luca Galletti), la Chaouqui intesseva relazioni. Partendo dall'aiuto offerto a Paglia per «risanare» e finendo, appunto, intercettata al telefono con alti prelati e anche politici. Uno di loro sarebbe Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio ed ex ministro della cooperazione nell'esecutivo di Mario Monti. Che però ieri ha seccamente smentito: «Non ho mai incontrato, né avuto conversazioni telefoniche con la signora Francesca Immacolata Chaouqui». Che, da quanto raccolto nel fascicolo che Terni si appresta a trasmettere ai colleghi della procura di Roma (visto che di ternano in questo filone non c'è nulla), avrebbe poi tentato di raccogliere materiale, anche con accessi informatici non autorizzati, con l'aiuto del marito, per mettere in piedi ricatti. Anche su questo punto ieri è arrivata la smentita dell'interessato: «In 15 anni di vita professionale non ho mai, dico mai, fatto alcuna intrusione informatica», ha detto Lanino.

Tra i temi che sarebbero stati al centro di nuove, possibili fughe di notizie, anche quella dei postulatori di santità. Sui conti aperti presso lo Ior per finanziare le indagini sulla santità dei potenziali candidati sarebbero stati in passato versati molti più soldi del necessario, utilizzati per ungere chi poteva facilitare gli iter. E qui è tornato fuori anche «don bancomat», ossia don Evaldo Biasini, già coinvolto nell'inchiesta sulle Grandi Opere, e così soprannominato proprio da uno dei protagonisti dell'indagine, l'imprenditore Diego Anemone.

Sul fronte romano, intanto, ieri l'ufficio del promotore di giustizia vaticano ha provveduto a un nuovo interrogatorio di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, arrestato con la Chaouqui, poi rilasciata, nell'ambito dell'inchiesta sulla diffusione di documenti riservati della Santa Sede, poi confluiti nei libri sul Vaticano di Nuzzi e Fittipaldi. Gli inquirenti della Santa Sede cercano altri riscontri alle accuse che hanno portato a individuare in Balda e nella Chaouqui (nominati da Papa Francesco nel luglio 2013 il primo segretario e la seconda membro del Cosea) i due «corvi» del Vaticano. Sullo stesso filone anche altre persone, non indagate ma informate sui fatti, sarebbero già state ascoltate dal promotore di giustizia.

Tra queste, però, non ci sarebbe il marito della Chaouqui, Lanino, che secondo il legale della donna, Giulia Bongiorno, «non è mai stato chiamato in Vaticano per essere ascoltato sui fatti».

Commenti