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Rai ancora nel caos Non passa il candidato che piace ai grillini

Il Cda boccia il consigliere di «Indignerai» al posto di Foa. Per la tv sarà un'estate in stallo

Rai ancora nel caos Non passa il candidato che piace ai grillini

Agosto, Rai mia non ti conosco: il pasticcio della presidenza viene rimandato a settembre.

Il Cda si è riunito ieri pomeriggio, con all'ordine del giorno il voto del presidente, e ha bocciato a larga maggioranza la candidatura di Riccardo Laganà, il membro indicato dalle maestranze Rai, proposta dalla consigliera Pd Rita Borioni nella speranza di attirare i grillini separandoli dalla Lega. Poi il Cda è passato a faccende più urgenti: l'acquisto dei diritti sulle immagini della Serie A di calcio e il rinnovo del contratto per la produzione della fiction «Un posto al sole». Quindi tutti a casa fino a settembre.

Marcello Foa, che con la sponsorizzazione di Matteo Salvini ambisce al posto, spiega che «a questo punto della questione si parlerà dopo la pausa estiva», e assicura che «il sentimento all'interno del Cda, da parte di tutti, è quello di risolvere in tempi rapidi questa questione nell'interesse dell'azienda». Come, non è ancora chiaro. Ieri Foa ha incassato una affettuosa pacca sulla spalla da parte del premier Conte: «Foa è una persona assolutamente adeguata e seria per svolgere il ruolo di presidente, anche se non ho una sua conoscenza diretta e personale. Ho visto il curriculum ed è una persona di grande valore». Del resto il premier, come è noto, di curriculum si intende assai. Foa ha ringraziato per «l'apprezzamento», ma l'impressione di molti è che le parole di Conte possano essere lette come un concedere al valoroso candidato di Salvini l'onore delle armi, prima di togliere il suo nome dal campo e trovarne uno nuovo, che possa ottenere i voti necessari nella commissione di Vigilanza sulla Rai. Del resto, suonavano come un addio anche le parole del presidente della Camera Fico, che ieri ha affermato che la Rai «va messa in grado di lavorare» e che servono «un nuovo voto e un presidente a tutti gli effetti».

Per arrivarci, però, occorre convincere Salvini a mollare il suo candidato e i tentativi di pressione su Forza Italia perché lo ingoi, far dimettere Foa e trovare un nuovo nome da proporre alla Vigilanza, e su cui ottenere il quorum dei due terzi. Circola l'ipotesi di un promoveatur ut amoveatur: dare a Foa un incarico di prestigio (direttore editoriale, come fu Carlo Verdelli in era renziana) e un dignitoso stipendio (circa 240mila euro), in cambio delle dimissioni dal Cda. Intanto si prende tempo. Il ministro del Tesoro Tria, che dovrebbe nominare il sostituto, aspetta indicazioni politiche. I grillini, ansiosi di metter mano alle nomine, fanno sapere che sono irritati per l'impasse ma che non vogliono litigare con Salvini. La posizione ufficiale è: «Fino a quando non verrà trovata un'intesa non ci sarà nessun presidente». E la Rai resta appesa: in assenza di presidente, il Cda non è operativo a tutti gli effetti, i pareri giuridici in questo senso sono ormai numerosi, e sia l'amministratore delegato Salini che i consiglieri di amministrazione sono restii a prendere decisioni che potrebbero essere impugnate e contestate, finendo magari davanti alla Corte dei Conti. Il precedente Meocci spaventa tutti: il Cda che lo nominò «impropriamente» direttore generale fu condannato a pagare 11 milioni di euro di risarcimento.

Il problema è che tra settembre e ottobre vanno preparati i palinsesti per il 2019, ma nessuno sa ancora chi li farà. «Stallo gravissimo - denuncia il Pd Verducci - Salvini e Di Maio non possono tenere in ostaggio il servizio pubblico. Basta arroganza. Il nome di Foa è stato bocciato dal Parlamento e va archiviato.

Serve subito un Presidente di garanzia».

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