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Rai, il canone in bolletta è un altro flop: a Viale Mazzini restano "solo" 1,7 miliardi

Raccolti 2 miliardi ma 0,3 vanno in tasse allo Stato: è il gettito più basso dal 2010

Rai, il canone in bolletta è un altro flop: a Viale Mazzini restano "solo" 1,7 miliardi

Con il canone Rai in bolletta, evadere è diventato impossibile. Ma, nonostante la riforma del sistema di riscossione del canone Rai abbia ridotto al lumicino il tasso d'evasione (dal 30 al 5%), l'innovazione non ha portato benefici ai bilanci di Viale Mazzini e, nel prossimo futuro, rischia persino di penalizzarli. Lo spiega uno studio di R&S Mediobanca dedicato al settore radio televisivo. L'inserimento del canone nella bolletta elettrica a partire dal 2016 non ha infatti dato la spinta sperata ai conti della Rai che, stando ai dati contenuti nel report, avrebbe raccolto circa 2 miliardi di cui «solo» 1,7 miliardi andranno nelle loro casse e 300 allo Stato come tasse. Una cifra sostanzialmente pari agli 1,637 miliardi del 2016, prima della riforma. Quel che è peggio per la televisione pubblica è che, sulla base della normativa che prevede un'ulteriore taglio dell'imposta da 100 a 90 euro e, contemporaneamente, un aumento delle tasse, nel 2017 Viale Mazzini rischia di incassare anche meno. Occorre andare indietro nel tempo fino al 2010 per trovare un gettito così basso, ma all'epoca tre persone su dieci non pagavano il canone. Insomma, anche se in bolletta, il canone Rai continua a essere un flop.

Nessun conforto giunge sul fronte della raccolta pubblicitaria. La Rai, nonostante abbia mantenuto la leadership nelle tv in chiaro (con il 48,5% dello share) e abbia persino ritoccato al rialzo le tariffe dei break, ha visto la pubblicità crollare di oltre un terzo tra il 2011 e il 2015, molto di più rispetto alla media (-25 per cento). Mediaset, ad esempio, da un lato ha perso terreno sulle reti generaliste (23,7%) e dall'altro ha ottenuto un miglioramento del 6,5% sulla pay tv. Quanto a Sky, che ha registrato la performance migliore nell'arco di tempo considerato, è riuscita ad arrestare il calo sulle reti generaliste al 17,2% e al 3,7% sui canali a pagamento. Complessivamente l'intero sistema radio televisivo ha perso negli ultimi cinque anni 1,4 miliardi (pari al 13,5%) in termini di giro d'affari e 400 posti di lavoro, oltre ad aver cumulato 859 milioni di perdite. Il profondo rosso è dovuto in gran parte ai 453 milioni perdite nette registrate, nell'arco di tempo considerato, da Viale Mazzini la cui strategia industriale non è ancora riuscita a trovar una formula di redditività vincente visto che il valore prodotto da ciascun dipendente è sostanzialmente pari al suo costo. Debole anche La7 che ha cumulato 398 milioni di perdite. Solo Sky Italia e Discovery sono riuscite a chiudere i cinque anni in utile, la prima con 5 milioni e la seconda, sbarcata nel Paese a maggio 2011, con 12. Discovery, nel tempo, si è rafforzata, tanto portare nella propria scuderia star Rai e Mediaset. Ma, nonostante negli anni abbia acquisito una sua identità, Discovery rimane un'azienda che per ora ha scelto di effettuare scelte di investimento fin troppo oculate. Una strategia che potrebbe anche risultare vincente, considerando che Sky investe più di tutti (il 6,6%), ma fatica a generare profitti.

Viale Mazzini invece investe relativamente poco (il 2,8%), ma nonostante questo è riuscita ad aumentare negli anni il proprio indebitamento, peggiorando così la propria struttura finanziaria.

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