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Rai, Gubitosi a rischio processo

L'ex dg sotto accusa: ha cacciato per assenteismo un giornalista

Rai, Gubitosi a rischio processo

Roma - Licenziare un dipendente può costare addirittura l'accusa di «lesioni gravissime». Rischia di finire sotto processo Luigi Gubitosi, attuale Commissario di Alitalia, perché all'epoca in cui era direttore generale della Rai licenziò un giornalista per assenteismo. Il gip Costantino De Robbio ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura di Roma e ha chiesto l'imputazione coatta per Gubitosi e Valerio Fiorespino, direttore del settore risorse umane della Rai al 2013 al 2016. La vicenda vede protagonista un giornalista della Rai è lunga ed intricata con risvolti tra Kafka e Pirandello. Il dipendente Rai in sostanza addebita al comportamento tenuto dai suoi superiori «danni invalidanti permanenti alla sua salute», come scritto nella memoria del suo legale, l'avvocato Giulio Vasaturo. La vicenda ha radici antiche: occorre risalire al 1999. Si innescò allora una lunghissima battaglia legale tra S.T. e l'azienda televisiva pubblica.

S.T. accusa i suoi superiori di mobbing: in sostanza, afferma, non lo fanno lavorare nel ruolo che gli spetterebbe. Sul fronte opposto la Rai che invece lo accusa di assenteismo. Il giornalista però si rivolge ai giudici che gli danno ragione e in sede civile ottiene un risarcimento di oltre 170.000 euro per danno biologico. Il fatto di essere stato «parcheggiato» in funzioni che in realtà non comportano alcun tipo di impegno insomma ha gravemente danneggiato la sua salute e in sede civile il danno viene riconosciuto e quantificato in migliaia di euro. Poi arriva Gubitosi, lo licenzia per assenteismo. Tra i comportamenti scorretti che vengono addebitati al dipendente quello di presentarsi al lavoro soltanto «nei giorni festivi pur non ravvisandosi un'esigenza» della sua presenza. Comportamento giudicato scorretto e causa di «grave sfiducia» da parte dell'azienda. Il giornalista però non molla va in causa e i giudici impongono il suo reintegro che per il momento è sospeso perché la Cassazione ha rinviato in Appello. Dopo aver incassato uno stipendio di circa 200mila euro all'anno di fatto per non lavorare e giunto oramai alle soglie dell'età della pensione comunque S.T. compie un passo ancora più drastico perché evidentemente per lui non è, soltanto, una questione di soldi. Dal civile dunque si passa al penale e dato che la responsabilità penale è personale l'accusa del giornalista non si rivolge più genericamente alla Rai ma direttamente a Gubitosi e Fiorespino.

Due i reati contestati: quello di lesioni gravissime in riferimento «a una serie di atti ritorsivi, vessatori e mobbizzanti nei confronti del lavoratore» e poi quello di «mancata esecuzione dolosa delle sentenze del giudice del lavoro di Roma» che imponevano il reintegro, che però al momento è sospeso in attesa dell'Appello.

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