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Rai, Di Maio "scarica" sia Salvini che Foa: serve una soluzione

Il leader M5s non vuole lo scontro. E Salini scrive alla Vigilanza: «Oggi cda per nomina presidente»

Rai, Di Maio "scarica" sia Salvini che Foa: serve una soluzione

Sulla Rai, bloccata dall'impuntatura di Salvini sull'aspirante presidente Marcello Foa, bocciato dalla Vigilanza, incombe il Generale Agosto.

Il Parlamento sta smobilitando per le ferie e oggi si riunisce il Cda di Viale Mazzini. All'ordine del giorno proprio la nomina del presidente, come spiega l'ad Fabrizio Salini in una lettera di risposta al presidente della commissione di Vigilanza Rai, l'azzurro Alberto Barachini, che con una lettera ufficiale al Cda, inviata anche al ministro Tria e ai presidenti delle Camere, aveva sollecitato una decisione rapida sul punto. Secondo una messe di autorevoli pareri giuridici, il Cda non sarebbe comunque legittimato a fare alcunché in materia di nomine, appalti o simili perché - fino alla nomina di un presidente confermato dai due terzi della Vigilanza - ogni sua decisione può diventare oggetto di ricorsi e contestazioni.

Una paralisi che irrita i soci Cinque Stelle di Salvini, che attendono con ansia la scorpacciata delle nomine interne Rai, e sono in imbarazzo per il pasticcio su un nome a loro indifferente. Così Di Maio manda al capo leghista un messaggio: «Bisogna eleggere il presidente della Rai, la legge dice che serve un'intesa tra i gruppi e fino a quando non c'è questa intesa non c'è un presidente», dice. Facendo capire che per lui la candidatura Foa è archiviata, e occorrerebbe sgomberarne le macerie.

Il vicepremier aggiunge anche che secondo lui «il Cda è pienamente operativo». Ma è su quest'ultimo punto che ieri Barachini, al termine di una riunione dell'ufficio di presidenza, ha messo in guardia Cda e governo, sulla scorta degli unanimi pareri giuridici che ha sollecitato: «Il Consiglio di amministrazione e l'ad - scrive Barachini in una lettera ufficiale, inviata anche al ministro Tria e ai presidenti delle Camere - dovrebbero valutare di astenersi dal procedere alle nomine dei direttori di rete, di canale e di testata».

Il presidente dell'organismo parlamentare ha ricordato che il Cda può dedicarsi esclusivamente «al compimento degli atti di ordinaria amministrazione, strettamente necessari per la funzionalità dell'azienda, dei quali la Commissione chiede di essere tempestivamente e preventivamente informata». Infine l'invito a muoversi con «urgenza» per sbloccare le cose: «Si sollecita l'adozione della nuova delibera di nomina del presidente» quale «presupposto indispensabile per superare l'anomalia della attuale situazione». La Commissione, assicura Barachini, è pronta a riunirsi anche in pieno agosto, se arrivasse un nuovo nome «condivisibile», come auspicano dal Pd, da votare per la presidenza.

La situazione però resta bloccata dal punto di vista politico: Salvini non rinuncia ad imporre il suo presidente (anche perché altrimenti, notano i maligni dall'opposizione, «gli toccherebbe trovare comunque un nuovo incarico per Foa», che nel frattempo ha dato le dimissioni, prontamente accettate, dal gruppo Corriere del Ticino). E preme su Forza Italia perché ceda e lasci passare il nome da lui deciso.

«Il bisticcio per le poltrone paralizza nientemeno che la tv di Stato. Dopo due settimane sprecate si ricomincia daccapo. Ma che bel cambiamento», attacca Mara Carfagna.

La paralisi del Cda può anche avere contraccolpi per l'azienda: «Per colpa della protervia di Salvini e Di Maio rischiano di saltare sia Un posto al sole che i diritti del calcio per Novantesimo minuto», avverte il membro Pd della Vigilanza Michele Anzaldi.

«Sono contratti superiori ai 10 milioni di euro, che richiedono il via libera del Consiglio».

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