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La Rai piange miseria ma spuntano mille posti

Crescono i lavoratori della tv di Stato Tagli agli stipendi bassi per favorire i big

La Rai piange miseria ma spuntano mille posti

Roma - La Rai soffre per il mancato gettito da canone, anche nella versione semiobbligatoria con il pagamento in bolletta. Solo 1,7 miliardi di euro. Che ci fossero dei rischi era noto. Che lo stato intaschi parte della tassa anche. L'ultimo Cda ha lamentato le «incertezze» che stanno mettendo a rischio i conti della televisione di Stato.

Ma queste preoccupazioni non emergono dai conti della Ragioneria generale dello Stato sul costo del lavoro nell'azienda, dai quali emerge l'immagine di una azienda che non ha grandi problemi di conti.

La Rai, anche in tempi di crisi, è generosa nelle assunzioni, soprattutto quelle di livello alto. Se c'è stato un risparmio è solo sui livelli bassi, sui lavoratori a tempo determinato e sui collaboratori il cui numero è in drastico calo e che guadagnano sempre meno.

I dati sono stati pubblicati in modo «anonimo», cioè senza i nomi dei super stipendi, per non penalizzare la Rai, soggetto pubblico ma con concorrenti privati, si spiega in un rapporto del ministero dell'Economia e delle finanze. Gli ultimi disponibili sono relativi al 2014 quando alla Rai hanno lavorato a diverso titolo 22.822 «risorse». Un anno prima erano 21.723. Il costo del lavoro nella televisione di Stato si avvicina al miliardo di euro ed è in diminuzione: poco meno di 935 milioni nel 2014, 964 nel 2013.

Un sacrificio tutto concentrato sui livelli bassi e sui lavoratori meno tutelati. La riduzione più significativa riguarda infatti i contratti a tempo determinato, passati da 1.360 a 1.061, con un risparmio di circa 13 milioni di euro. Poi i co.co.co e i lavoratori autonomi, passati da 11mila a 10mila, con un risparmio di 9 milioni di euro.

Tra i collaboratori, gli unici a crescere sono quelli con stipendi bassissimi, inferiori ai 10mila euro, passati dai 7.882 del 2013 agli 8.998 del 2014.

Tutte le altre categorie crescono: dai giornalisti non dirigenti (1.313 da 1.278), i dirigenti giornalisti, 305 da 303, i dirigenti da 262 a 264.

Una crescita minima, che corrisponde a un lieve calo nel totale delle retribuzioni: da 38 milioni a 37,3 milioni. Ci sono tre super dirigenti amministrativi con stipendio superiore ai 310mila euro, crescono quelli intermedi, con assegni tra 240 e 310mila euro. Poi i più, 241 con paghe inferiori ai 240mila euro. Alte le retribuzioni per i 305 dirigenti giornalisti: 45,8 milioni di euro (in calo rispetto ai 46,6 del 2013). In media uno stipendio da 150mila euro all'anno, esclusi extra e rimborsi spese.

Dal novembre scorso il Cda della Rai si è adeguato al tetto degli stipendi previsto nella Pa deciso per legge, di 240mila euro all'anno. Ancora da decidere cosa ne sarà dei contratti di artisti e conduttori.

Uno dei problemi della Rai è il fatto che l'Istat l'abbia inserita nel perimetro della pubblica amministrazione e questo potrebbe limitare gli spazi di azione dell'azienda.

La polemica sugli stipendi Rai è un fenomeno Carsico. A parte le ultime fiammate su Sanremo, l'ultimo attacco è stato quello del segretario della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzadi, renziano di ferro che ha attaccato i vertici di viale Mazzini, nominati dallo stesso ex premier. «Mentre Renzi tagliava le retribuzioni dei manager pubblici, ponendo il tetto da 240mila euro, in Rai Campo Dall'Orto faceva il pieno di assunzioni esterne con contratti da 360mila euro, come i direttori di rete nominati da lui.

Ora, grazie al voto del Pd in Parlamento, il tetto è diventato obbligatorio per legge, e il Cda vorrebbe addirittura bloccarlo», ha spiegato in un'intervista a Prima Comunicazione. AnS

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