Politica

In Rai scoppia la guerra tra gli ex di Repubblica

Valentini (Antitrust) contro le assunzioni dei vecchi colleghi Merlo e Verdelli

In Rai scoppia la guerra tra gli ex di Repubblica

Siamo già a quota 21 dirigenti esterni assunti in Rai da quando la direzione generale è affidata al manager renziano Antonio Campo Dall'Orto. Esterno un direttore di rete (Tre, la Bignardi), esterni il direttore e il vicedirettore delle news Rai (Verdelli e Merlo), esterni il capo del legale, il capo del marketing, il capo del settore digitale, e altre figure di vertice. Eppure il nuovo Statuto Rai modificato lo scorso febbraio, come fa notare il deputato Pd della Vigilanza Michele Anzaldi, prevede una quota massima di dirigenti pari al 5% sul totale. E se si fanno due conti la soglia è già stata superata: da ultimo bilancio i dirigenti in Rai sono 258, quindi le assunzioni di esterni da parte di «Campo» o «CdO» (così viene abbreviato il cognome del dg Rai) non dovrebbero superare le 12-13 unità, cifra già abbondantemente sforata. I vertici di Viale Mazzini si difendono citando un parere legale, secondo cui la quota non si applica retroattivamente alla totalità dei dirigenti Rai, ma solo alle assunzioni successive alla data di approvazione del nuovo statuto. Una tesi che non convince tutti. Tra i più agguerriti va annoverato un ex storico giornalista del gruppo Espresso-Repubblica, da cui arrivano anche due assunzioni esterne di Carlo Verdelli e Francesco Merlo. Valentini non è più a Repubblica ma all'Antitrust, col ruolo di portavoce. Su Twitter scrive: «Se la Rai ha sforato sui dirigenti esterni occorre un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale». Peraltro in Rai, per legge, c'è un magistrato delegato dalla Corte dei conti per monitorare la gestione patrimoniale dell'azienda pubblica.

I consiglieri del Cda, legalmente responsabili delle delibere della Rai, sono molto nervosi. Se qualcuno contestasse davvero, con un esposto, un possibile danno erariale, ci andrebbero di mezzo in prima persona. Con la beffa di pagare per decisioni di cui, spesso, non vengono neppure informati, o soltanto a cose fatte. Come per la nomina di Merlo a vicedirettore dell'Informazione Rai. Un consigliere molto sensibile alla materia come Francesco Siddi, ex segretario del sindacato nazionale dei giornalisti, è saltato sulla sedia: «È accettabile che noi consiglieri veniamo a conoscenza delle nomine tramite sms o tweet esterni? E devo proprio ricordare che la Rai è un'azienda pubblica e in quanto tale non può assumere pensionati?». C'è anche questo e non è un dettaglio. In forza della legge Madia sulle aziende pubbliche, ai nuovi membri del Cda Rai è stato negato uno stipendio nel caso fossero pensionati. Si dà il caso che l'ex Repubblica Francesco Merlo sia pensionato, ma per lui sia previsto eccome uno stipendio in Rai (si dice sopra i 150mila euro). Sulle barricate anche i sindacati (Cgil, Uil, Ugl, Usigrai) contro il dg renziano «arrivato con annunci di grandi riforme» ma «fermo al '900: controllo del potere piazzando perlopiù amici nei luoghi chiave».

Un «pozzo di potere», come scriveva Merlo, nuovo dirigente Rai.

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