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Raid anti-barconi al via. Ma per finta

Senza l'ok dell'Onu l'operazione europea per bloccare gli sbarchi è quasi inutile

Raid anti-barconi al via. Ma per finta

La missione europea per fermare i trafficanti di uomini e l'ondata di migranti che sbarca sulle nostre coste è pronta, ma nasce zoppa con una specie di bluff. Oggi o in settimana dovrebbe venire annunciata la «prima fase» delle operazioni guidate dall'Italia con il contrammiraglio Enrico Credendino. Il 19 giugno i rappresentanti degli stati europei riuniti nel Comitato politico e di sicurezza hanno approvato le regole di ingaggio, le forze messe a disposizione e quello che bisognerà fare. Peccato che la «prima fase» preveda solo il dispiegamento di uomini, navi, aerei e droni, assetti di intelligence per la raccolta di informazioni, ma ben poco di più. In pratica mostreremo i muscoli e basta, almeno per ora. Anzi continueremo a raccogliere i profughi in mare, provenienti dalla Libia, per portarli in Italia.

Le fasi cruciali della missione sono la seconda e terza. La seconda prevede di abbordare, bloccare o fare cambiare rotta alle imbarcazioni dei trafficanti dirette verso l'Europa in acque internazionali o libiche. La terza mira a mettere fuori uso le imbarcazioni agendo in prossimità della costa del Nord Africa o addirittura con operazioni a terra. L'obiettivo finale è «identificare, catturare e distruggere i barconi prima che vengano usati dai trafficanti» si legge nelle 12 pagine riservate preparate dal Comitato militare dell'Unione europea.

Nello stesso documento, però, si precisa, che se non si riuscirà a dar vita alla seconda e terza parte della missione «gli effetti della fase 1 saranno molto limitati». In pratica rischiamo di buttar soldi per niente dispiegando uomini e mezzi di Italia, Francia, Inghilterra, Spagna ed altri paesi.

Per il via libera all'intera operazione c'è bisogno di un mandato chiaro dell'Onu con una risoluzione del Consiglio di sicurezza, dove Russia e Cina sono pronte ad usare il veto.

Non solo: i due governi che si combattono in Libia, quello di Tripoli e di Tobruk, l'unico riconosciuto dalla comunità internazionale, non sembrano disponibili a dare il via libera ad un intervento sulle loro coste.

All'Onu è una condizione indispensabile per la luce verde alle fasi 2 e 3, vere e cruciali della missione, che prevede, come si legge nell'intestazione del documento europeo sull'operazione «la distruzione dei barconi attraccati e operazioni all'interno del territorio libico».

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