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Rajoy non molla, Aznar torna protagonista

L'ex presidente chiede un Congresso per riorganizzare il Partito

Rajoy non molla, Aznar torna protagonista

Lo stallo c'è ed è evidente. Si lavora, si trama, si cercano compromessi, ma ieri la Spagna si è presa un giorno di pausa per festeggiare il primo premio della lotteria: 640 milioni vinti in Andalusia. Mariano Rajoy lavora giorno e notte. Non se ne andrà, convinto com'è di aver fatto bene. Eccolo l'uomo del dovere, che oggi deve parare colpi anche dentro al partito. Jose Maria Aznar presidente onorario del Partido Popular ha chiamato a raccolta i Popolari per una «seria riflessione». Fu proprio lui a sceglierlo come candidato alla sua successione, nelle elezioni che portarono però al potere il socialista José Luis Rodriguez Zapatero, nel mezzo dello choc per gli attentati che a Madrid causarono 191 morti. Anni dopo, i rapporti tra i due si sono raffreddati. Caparbio e rigido Rajoy, ha dovuto subire diversi sgarbi dal suo predecessore che più di una volta lo ha criticato apertamente. Dalla sua, il «grigio notaio» ha i numeri. L'aumento del Pil, i posti di lavoro, sono un buon risultato. Non sono bastati però. «La Spagna non può permettersi un periodo di incertezza politica che sperpera i progressi raggiunti negli ultimi due anni», ha spiegato. La socialista Susana Diaz ha respinto le avances di Rajoy dicendo che il partito deve mantenere la parola data e votare «assolutamente no» a un nuovo governo dei popolari. Permettere infatti al Pp di restare al potere potrebbe allontanare gli elettori di sinistra che si oppongono alle misure di austerità introdotte dallo stesso partito popolare per rispondere alla crisi finanziaria. E allora che fare? Grande la responsabilità di portare il Paese a nuove elezioni.

Nessuna delle due opzioni sembra attrarre il partito di Pedro Sanchez, perché dall'altra parte c'è il movimento anti-austerity Podemos e potrebbe dividere gli stessi socialisti, dall'altra potrebbero essere accusati di destabilizzare la Spagna se cercano di forzare la mano verso nuove elezioni.

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