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Il rammarico di Berlusconi: "L'avevo detto, nuovi trattati"

Il leader azzurro: lanciai l'allarme già nel 2011. Appello al Ppe: "Subito un congresso per rifondare l'Unione"

Il rammarico di Berlusconi: "L'avevo detto, nuovi trattati"

Roma - «L'avevo detto io...». Silvio Berlusconi allarga le braccia davanti alla tv che trasmette notizie senza sosta su Brexit. Un risultato che non piace al Cavaliere che, però, è tutt'altro che sorpreso. In fondo era da tempo che denunciava che l'Europa, così com'è, non va. Ergo, stila una nota per chiarire il suo pensiero e per proporre immediatamente la «revisione dei trattati». «La decisione del popolo britannico conferma le ragioni del grido d'allarme che per primi avevamo lanciato fin dal 2011 nell'incomprensione generale, sul progressivo distacco fra questa Unione europea e le ragioni, gli interessi, le passioni dei popoli che la compongono», scrive l'ex premier. Il quale poi ricorda: «Come abbiamo denunciato tante volte, da quella drammatica estate fino ad oggi, l'Europa non è riuscita ad essere quello che doveva e poteva essere. Il più bel sogno della nostra generazione sta fallendo sotto i nostri occhi». C'è preoccupazione ma anche la voglia di dare un contributo per salvare l'eurobaracca: «Occorre dare una risposta immediata e straordinaria da parte di chi l'Europa l'ha pensata e voluta. È urgente ricostruire l'Europa come comunità politica basata su valori condivisi, prima che economica o burocratica, vissuta dagli europei come la loro patria e non più come un'imposizione o una fastidiosa necessità». Ed ecco la soluzione: «Occorre farlo rivedendo al più presto i trattati europei laddove essi si sono dimostrati inefficaci o dannosi. Proporrò quindi al Ppe un congresso straordinario per lanciare un manifesto di rifondazione dell'Unione europea, fondata su un metodo nuovo, che parta dal basso, dalla condivisione, dalla partecipazione, dalla sussidiarietà. Un'Europa come sarebbe piaciuta a Adenauer, a Schuman e a De Gasperi, spazio di libertà, di valori condivisi, di forti radici comuni, con una comune politica estera e di difesa».

Una posizione critica e dura ma che non arriva a sposare l'entusiasmo che invece ha investito Salvini. Già, la Lega. Ecco un tema che divide gli azzurri dai verdi, specie alla vigilia del Cantiere che il Carroccio aprirà oggi a Parma. Sebbene non sia una kermesse di partito ma un tavolo di discussione aperto a tutto il centrodestra, il colore dominante sarà il verde: ecco perché i forzisti non andranno in massa a Parma. Un po' per non dare l'idea di andare a baciare la pantofola a chi aspira di guidare l'intera coalizione. Un po' per smentire l'esistenza di un'asse del Nord o di una corrente filoleghista all'interno del partito. Certo, ci saranno i due capigruppo di Camera e Senato, Brunetta e Romani; ci saranno Giovanni Toti, Anna Maria Bernini, Daniela Santanchè e qualche altro parlamentare ma oggi non ci sarà il battesimo di un nuovo soggetto politico di centrodestra.

Il leader di Forza Italia è convalescente e sarà ancora lui in persona a trattare e discutere con gli alleati tutte le principali questioni politiche in campo. Una delicata, appunto, è quella relativa all'Europa con un Salvini che utilizza toni ultimativi: «O stai con la Merkel, con le banche, coi massoni, tre finanzieri e due speculatori, o stai con l'Europa dei popoli. Quindi, anche Forza Italia deve chiarire a Bruxelles che scelta fare. Renzi ha già scelto di stare coi pochi potenti e di allontanarsi dai cittadini. L'alternativa a Renzi non si può permettere ambiguità».

Berlusconi, sul tema, è altrettanto netto: la nostra casa è il Ppe.

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