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A Raqqa l'assedio finale. A capo degli irriducibili la mente degli attentati

Oussama Atar ispirò le stragi di Bruxelles e Parigi. I curdi a un passo dalla liberazione

A Raqqa l'assedio finale. A capo degli irriducibili la mente degli attentati

Raqqa, la prima, storica «capitale» dello Stato islamico in Siria sta per venire liberata dai curdi appoggiati dagli americani. E a Sud Est, lungo il fiume Eufrate, l'altra roccaforte delle bandiere nere Al Mayadeen sarebbe già caduta nelle mani dei governativi siriani. In quest'ultima ridotta avevano trovato riparo i capi e le famiglie dei vertici dello Stato islamico sopravvissuti, comprese due jihadiste italiane.

Questioni di giorni o di ore e a Raqqa verrà conquistata anche l'ultima fetta del centro, vicino allo stadio, ancora in mano alle bandiere nere. Circa il 15% delle città dove sono ancora annidati 200 o 300 jihadisti. Il nocciolo duro è composto dai volontari stranieri. In molti sono giunti dall'Europa, soprattutto dalla Francia e dal Belgio. Il capo degli irriducibili sarebbe nientemeno che Oussama Atar, sospettato di essere il mandate degli attentati di Parigi del 2015 e Bruxelles nel 2016, fra i più sanguinosi in Europa. Nome di battaglia Abu Ahmad sarebbe lui a opporsi alla resa definitiva preferendo morire piuttosto che venir catturato. Ma i suoi uomini sarebbero sul punto di arrendersi.

Negli ultimi giorni dal centro città assediato sono stati in gran parte evacuati 4mila civili. Ieri un centinaio di combattenti del Califfato, sembra tutti siriani, si sono arresi. Le forze curde li hanno portati via con dei bus assieme alle famiglie. I combattenti curdi del Ypg, la vera ossatura dei 30mila uomini delle Forze democratiche siriane che assediano da giungo Raqqa, sono convinti che la città potrebbe cadere anche oggi. Ryan Dillon, portavoce Usa della coalizione alleata che appoggia l'offensiva finale, ha confermato che «l'85% per cento di Raqqa è stata completamente liberata».

Fra le macerie attorno allo stadio dove avvenivano le esecuzioni pubbliche, sotto il costante bombardamento aereo americano, è deciso a resistere il belga-francese Attar con un pugno di jihadisti votati alla morte. In questa ore starebbe cercando di bloccare l'evacuazione per non privarsi dello scudo umano dei civili, ma gli stessi combattenti locali dell'Isis sono demotivati dal susseguirsi delle sconfitte. «L'ostacolo alla partenza degli ultimi jihadisti è la mente degli attacchi a Parigi del novembre 2015 che si rifiuterebbe di arrendersi» ha dichiarato Abdel-Rahman dell'Osservatorio siriano di Londra, un'associazione vicina al governo inglese che monitora la guerra in Siria.

La storia di Attar, l'ultimo irriducibile, è l'esempio dello stupido buonismo occidentale in nome dei diritti umani. Nel 2005 era stato arrestato a Ramadi, in Irak e condannato a 20 anni di carcere per aver aderito ad Al Qaida. Amnesty International lanciò una campagna in Belgio, assieme ai familiari di Attar, per ottenere la sua liberazione sostenendo che era stato maltrattato. Alla fine hanno ottenuto la sua liberazione e il terrorista è tornato in Belgio nel 2012, ma poi è ripartito per il Medio Oriente aderendo allo Stato islamico. Quattro anni dopo un suo cugino si è fatto saltare in aria a Bruxelles e il misterioso «Abou Ahmad» la «mente» che da Raqqa aveva ordito gli attentati nella capitale belga e a Parigi era proprio Attar. I servizi francesi sono decisi a catturarlo e lui lo sa bene. Per questo non vuole arrendersi.

A Sud Est di Raqqa si sta consumando un altro tragico epilogo del folle sogno del Califfato. La brigata Tiger dei governativi siriani che non fa prigionieri, ha circondato Al Mayadeen, l'ultimo rifugio dei resti dell'Isis con le loro famiglie grazie all'appoggio dei caccia bombardieri russi. Ieri è stata annunciata, anche se non ci sono conferme indipendenti, la caduta della città. Ad Al Mayadeen erano scappate, all'inizio dell'assedio di Raqqa, la convertita italiana Alice Brignoli, nata a Bulciago nel lecchese, che si è portata in Siria i figli seguendo il marito marocchino. E con lei ci sarebbe anche la giovanissima Sonia Khediri partita da Treviso. La ragazzina ventenne ha sposato Abu Hamza, il numero due delle difese dell'Isis a Raqqa.

Il marito l'ha mandata ad Al Mayadeen perché, dopo aver dato alla luce una bambina, era di nuovo incinta.

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