Cronache

"Ratzinger suona e legge. Francesco lo cerca spesso"

Benedetto XVI compie 90 anni, il portavoce: «Non è pentito delle dimissioni. Mente e memoria perfette»

Il 12 settembre 2006 Ratzinger tenne una lectio magistralis a Ratisbona
Il 12 settembre 2006 Ratzinger tenne una lectio magistralis a Ratisbona

«La mente ancora perfettamente lucida, mentre il fisico si sta indebolendo. Ratzinger cammina con l'aiuto del deambulatore ma non ha malattie particolari». Nel giorno della Pasqua, il Papa emerito festeggia 90 anni e si appresta a festeggiare con un gruppo di amici bavaresi, oltre al fratello don Georg venuto dalla Germania e al fedelissimo segretario, monsignor Georg Gaenswein. Padre Federico Lombardi, portavoce di tre Papi, ha seguito interamente il pontificato di Benedetto XVI. Dal primo settembre 2016 è presidente della Fondazione Ratzinger. Racconta al Giornale il Papa privato, le sue giornate, il messaggio che ha lasciato alla chiesa. Ricorda il giorno in cui Benedetto XVI annunciò le sue dimissioni e parla del legame con Francesco. «Non ci sono due Papi e non c'è nessuna interferenza di Ratzinger nel governo di Bergoglio».

Padre Lombardi, come sta Benedetto XVI?

«Sta bene. La mente e la memoria sono perfette, il dialogo con lui è sempre molto piacevole e interessante. Naturalmente le forze fisiche sono quelle di una persona di 90 anni, c'è una certa fragilità complessiva del fisico, ma è una cosa naturale. Tuttavia, sta in piedi, cammina con l'aiuto del deambulatore, ma non ha malattie particolari».

Come trascorre le sue giornate?

«Dedica gran parte del suo tempo alla preghiera, alla messa, alle letture teologiche. Ha poi incontri privati, anche se ridotti e non troppo lunghi per non stancarlo. E poi dà spazio alla corrispondenza, riceve numerose lettere e risponde a ciascuna con attenzione. La sera c'è sempre una telefonata con il fratello. Guarda il tg per informarsi, riceve la rassegna stampa, legge l'Osservatore Romano e un paio di giornali tedeschi. Suona il pianoforte sempre di meno perché le forze diminuiscono».

Si è mai pentito delle dimissioni? Come ricorda lei quel giorno dell'annuncio della rinuncia?

«No, Benedetto XVI non si è mai pentito della decisione, presa dopo una matura riflessione e preghiera. Il tempo ne ha confermato la validità e l'opportunità. Del resto se vediamo adesso la vecchiaia che lo colpisce, ci rendiamo conto che la situazione non consentiva il prolungamento della missione. Io ricordo quel giorno come un momento importante e storico ma che non mi ha né sorpreso né spiazzato. Il tema della rinuncia era stato affrontato in precedenza da Ratzinger e non fu un tema che mi colse totalmente di sorpresa».

Eppure Giovanni Paolo II si è mostrato in tutta la sua sofferenza e ha continuato la sua missione fino alla fine.

«La testimonianza di Giovanni Paolo II nella sua anzianità e malattia è stata preziosa per la chiesa e tutti gliene siamo grati. Ma le situazioni sono differenti ed è giusto che ogni Papa possa considerare davanti a Dio liberamente la decisione da prendere».

Il processo Vatileaks ha contribuito alla scelta di lasciare il ministero?

«Che quella vicenda sia stata dolorosa è evidente, ma lo stesso Benedetto XVI ha detto che non è stata in nessun modo determinante nella decisione. Decisiva è stata la valutazione del rapporto tra le forze fisiche e le responsabilità da affrontare».

Quale è il messaggio che lascia oggi Benedetto XVI?

«In una lettura approfondita dello spirito del suo pontificato ci sono il primato di Dio, della fede in Gesù e il rapporto con i problemi del nostro tempo e della cultura in cui viviamo. L'orientamento ad alimentare la fede del popolo di Dio e il messaggio del Vangelo nel mondo di oggi, sono i due punti centrali. Ma c'è anche un messaggio legato ai fondamenti di una cultura e di una visione della vita e della società che siano in grado di tutelare veramente il bene integrale della persona, i suoi diritti, il senso della sua vita».

Se potesse chiedere una preghiera per il suo compleanno, cosa pensa che Benedetto XVI desiderebbe?

«Credo che abbia espresso bene il suo desiderio di vivere questa sua ultima fase della vita terrena in una serena preparazione di incontro col Signore e in preghiera».

Come vede la convivenza fra due Papi?

«Non ci sono due Papi. C'è un Papa che fa il Papa e c'è un Papa emerito che è stato Papa. Il rapporto tra i due è assolutamente sereno. Da parte di Francesco c'è attenzione e un desiderio di sentire la presenza e il sostegno morale e spirituale del suo predecessore; da parte di Benedetto XVI c'è un totale rispetto del servizio pontificale di Francesco e c'è anche la preghiera per lui e per tutta la chiesa. È evidente e chiaro che la presenza di Benedetto XVI non ha alcuna interferenza nel governo di Papa Francesco. Ma è una presenza spirituale affettuosa e amica».

Che compito svolge la Fondazione Ratzinger?

«L'intento è quello di promuovere la ricerca e lo studio della teologia con uno spirito coerente con il modo in cui Joseph Ratzinger ha dedicato gran parte della sua vita e del suo impegno allo studio della teologia come servizio nella chiesa».

Cosa prova ad aver servito tre Papi?

«Il mio servizio è sempre stato quello di collaborare per la comunicazione del loro messaggio. L'ho sempre considerato un compito molto bello, una missione, un privilegio, poter servire così da vicino delle persone straordinarie per delle cause molto belle, e per lanciare un messaggio di speranza e di pace nella chiesa di oggi».

Che differenze ci sono tra Benedetto XVI e Francesco?

«La missione è esattamente la stessa, quella di aiutare la chiesa e di annunciare il Vangelo. Poi ci sono delle differenze di personalità e di carisma.

Per fortuna che ci sono, altrimenti il mondo sarebbe monotono».

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