Politica

Razzi stecca, prime le azzurre Il Sanremo stonato dei politici

Biancofiore e Giammanco vincono la sfida canora sul palco di «Un Giorno da Pecora». Duetto bipartisan La Russa-Morani

Razzi stecca, prime le azzurre Il Sanremo stonato dei politici

La scalata all'accordo impossibile è roba per Al Bano. È sempre stato così, almeno a Sanremo. Il resto della truppa galleggia emozionata e, più o meno, se la cava. Poi ci sono quelli che steccano ignobilmente, senza curarsene.

Non a caso fanno i politici di professione. Costoro per la seconda volta hanno partecipato a Un Sanremo da Pecora, gogna stagionale di Un Giorno da Pecora, trasmissione culto di Radiouno (guarda il video). A condurre la «simpatica» coppia Geppi Cucciari-Giorgio Lauro, fenomeni della pronta battutaccia. A presentare Foxy John che dai tempi di Radio Elle e Radio Luna (Fm romana) fa scuola col tipico incedere finto inglese. Alla berlina finiscono Mario Mauro, Cesare Damiano, Maurizio Gasparri, Antonio Razzi, Andrea Romano, Ignazio La Russa in coppia con Alessia Morani e Gabriella Giammanco con Michaela Biancofiore belle e vincitrici annunciate.

In giuria varia umanità: l'«assatanata» Mara Venier, il «comunista» Massimo Giannini e il «maestro dell'orrore» (appunto) Dario Argento. Il pretesto è raccontare aneddoti e mettere in dolce difficoltà il politico/a di turno.

Certo, che quando il senatore di Forza Italia Antonio Razzi attacca 24.000 Baci riuscendo nell'impresa impossibile di non azzeccare una nota che una, allora tutto diventa più facile. Ed è come sparare sul Presepe. E mentre Argento rabbrividisce per il supplizio, arrivano voti bassissimi che porrà il neo molleggiato impietosamente in fondo alla classifica. Lui ringrazia e racconta di quando una giovane svizzera gli «imparò» il tedesco. Andiamo avanti. Gasparri con Felicità fa, tutto sommato, bella figura riuscendo persino a comunicare col nemicissimo Giannini. Ma casca male quando si confessa cinefilo e cita allo stesso maestro Argento la «mitica» scena del quadro di Profondo Rosso: «Bella eh?, che brividi quando si vede la foto dell'assassina sul vetro del quadro!». Il maestro ha fretta di andare a cena e non corregge. In realtà riflessa nel quadro c'è la faccia della vecchia sanguinaria. Dettagli.

Poi è il turno dell'ex ministro Mario Mauro che prima distrugge con classe L'Albero di 30 piani di Celentano e poi Mamma di Beniamino Gigli. Insorge il solito Giannini: «Ma insomma, lei mi torna all'archeologia musicale, dovevo aspettarmelo da un democristiano; non osate mai». Cesare Damiano canta Il Pullover di Gianni Meccia e racconta quando con Fassino si faceva di Barbera. «Canne no, mai. Forse una, non di più», la Venier dimostra di apprezzare l'uomo: «Che fascino! Scusate, sono in un momento difficile, di confusione...», confessa alla Cucciari. Che replica: «Ok, ma cos'altro hai in testa, cara?». In mezzo Andrea Romano che canta (male) Elio. «Lei è famoso - dice ancora lo scatenato Giannini - per toppare tutte le scelte, tipico esempio di certa sinistra tafazziana». Il duetto più atteso è quello delle larghe intese tra Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia e Alessia Morani del Pd che intona Parole Parole.

La giuria chiude celebrando la coppia Biancofiore-Giammanco che si cimenta con Mamma Maria e Non Succederà Più senza riuscire, però, a capire chi delle due stesse stonando ripetutamente.

Poco male, la bionda e più loquace Micaela fa finta di niente intonando (per conto suo) We Are The Champions.

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