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Razzismo in treno Ma le prove non ci sono

Razzismo in treno Ma le prove non ci sono

Treviso - Ormai basta veramente poco. Un post su Facebook, un cinguettio su Twitter, una foto su Instagram con gli hashtag giusti #restiamoumani #norazzismo #ilmondodelfuturoeacolori che subito i buonisti degradano l'Italia a un paese di animali, come se ora ci stupissimo nel vedere qualcuno di colore. Così i post vengono ricondivisi, i tweet ritwittati, su Instagram arrivano i cuoricini e si grida a un altro caso di razzismo. Insomma anche quel giorno si è dimostrato al mondo che l'Italia è razzista, che siamo cattivi e poi il caso finisce nell'oblio. È successo a Venezia, con Judith Romanello, la ragazza di colore che aveva raccontato con un video su Fb, il 4 ottobre scorso, di essere stata discriminata a un colloquio di lavoro perché nera. E ora rischia di accadere con il caso della figlia di Paola Crestani, la presidente del Ciai, tra l'altro ente per le adozioni all'estero, che domenica ha affidato al web sua figlia Shanti, indiana, discriminata sul Frecciarossa MilanoTrieste. La Crestani racconta che la figlia sarebbe stata oggetto di una pesante discriminazione in quanto nera. Una donna sul treno si sarebbe rivolta a Shanti dicendole «ma è lei in questo posto? () be' io non voglio stare vicino a una negra e si è spostata». Il post è rimbalzato ovunque in un minuto. La storia è finita su tutti i media. Ma manca qualcosa. Una verifica. Una testimonianza. Il nome della signora seduta accanto alla figlia della Crestani. E i biglietti per i treni Freccia in genere sono nominativi. E manca anche, almeno finora, il ragazzo scrupoloso che assistendo alla scena avrebbe difeso Shanti. In più ieri il post della Crestani, i commenti, le condivisioni e i messaggi di solidarietà sono stati resi privati. (O cancellati?). Vicenza Today scrive che «la ragazza è stata travolta da post di insulti che mettevano in dubbio non solo la sua versione ma la sua stessa esistenza, tanto che si è temporaneamente cancellata dal web». E infatti, digitando il nome Shanti Rigodanza su Fb, non vien più fuori l'immagine di quella splendida ragazza. Diverso per Judith Romanello. Il suo ultimo post pubblico risale al 13 ottobre scorso e Judith diceva di avere il nome del ristoratore che al colloquio l'aveva discriminata. Stiamo ancora aspettando. Anche qui Judith aveva gridato al razzismo, ma un audio da noi pubblicato aveva fatto luce. Judith non aveva il nome del ristorante, né del ristoratore e nemmeno il numero, perché il suo iPhone aveva cancellato le chiamate. Ultimo il caso del ragazzo nero sul Flixibus a Trento, smontato di ora in ora grazie a un video.

Perché la verità è che anche i castelli crollano.

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