Politica

Il recupero crediti potrà funzionare anche sul pregresso

Gianpaolo Iacobini

Nel decreto legge che il Consiglio dei ministri ha varato a fine aprile, alle norme che disciplinano gli indennizzi agli investitori clienti delle banche popolari travolte dal crac novembrino si aggiungono «misure di accelerazione del recupero dei crediti», destinate a favorire il raggiungimento di un unico obiettivo: tagliare di anni la tempistica del recupero dei crediti, con un occhio di riguardo per Atlante, creato per farsi carico delle sofferenze cartolarizzate. Il ministero dell'Economia e quello della Giustizia hanno lavorato di fino, dando ingresso a modifiche che varranno non solo per l'avvenire: i ritocchi al codice di procedura civile sono in genere retroattivi. Col risultato che le banche potranno utilizzare le nuove disposizioni almeno in parte pure per situazioni debitorie risalenti nel tempo.

Prima rilevante novità, l'estensione della disciplina del patto marciano (il creditore diventa proprietario della cosa ricevuta in garanzia) ai contratti di finanziamento: in caso di inadempienza, la banca potrà acquisire il bene dato a garanzia del credito, senza passare per le aste giudiziarie. Significativa anche l'introduzione del pegno possessorio: la garanzia sul credito potrà inglobare altri beni oltre quelli originariamente indicati. Ma i cambiamenti più dirompenti, destinati a incidere in profondità sul rapporto delle banche con i risparmiatori, riguardano le ingiunzioni di pagamento e le procedure fallimentari. Nell'ordine: ridotti i tempi concessi al debitore per opporsi agli atti dell'esecuzione forzata, cioè alle irregolarità formali. Si passerà, con ogni probabilità, dagli attuali 20 giorni a 120 ore. Spazi difensivi compressi anche di fronte ai decreti ingiuntivi: saranno sempre provvisoriamente esecutivi, pure in presenza di opposizione del debitore. Il che significa che alle banche basterà notificare l'atto prima di mandare - quasi in simultanea l'ufficiale giudiziario, anche se nel frattempo il debitore si sarà rivolto al tribunale. E qualora l'esecuzione forzata abbia ad oggetto un immobile, per gli istituti creditizi sarà possibile chiedere l'assegnazione del bene, da cedere poi eventualmente ad una società che potrà gestirlo o rivenderlo. Ancora: per imprimere un'ulteriore accelerazione, si farà ricorso al web, con l'istituzione d'un registro digitale nel quale confluiranno informazioni e documenti relativi a pignoramenti immobiliari, fallimenti, concordati preventivi, liquidazioni coatte amministrative, omologazioni degli accordi di ristrutturazione dei debiti. Infine, la revisione della legge fallimentare. Con udienze telematiche e la possibilità di revocare i curatori pigri che non hanno rispettato i termini fissati nelle procedure assegnate.

Opinioni: d'ora in avanti, gongola il premier Matteo Renzi, una banca che vorrà rientrare in possesso dei capitali erogati e degli interessi maturati «potrà farlo nel giro di 8 mesi». Anche meno. «La direzione è quella giusta, ma la battaglia per il rilancio del sistema bancario è appena cominciata», frena Paolo Balice, presidente dell'Associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari.

Già sul piede di guerra, invece, le associazioni dei consumatori: la svolta, se c'è, non piace a tutti.

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