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Redditi 2013: prima la Lombardia con 23.680 euro, ultima la Calabria con 14.390 euro

RomaLa ricchezza del Paese è per un terzo fatta dai pensionati. Per la prima volta in Italia, i redditi da pensione superano il 30% del totale. Un euro ogni tre del reddito degli italiani, viene quindi da una rendita previdenziale e non da ricchezza prodotta da lavoro. Non è certo un segno di vitalità quello che emerge dalle analisi delle dichiarazioni Irpef 2013 curata dal ministero dell'Economia e pubblicata ieri. Anche perché a fronte di un peso maggiore degli assegni dei nonni sul reddito generale degli italiani, c'è anche un calo nel numero dei pensionati stessi. Per effetto della riforma Fornero 168mila in meno.

In generale i contribuenti nel 2013 sono stati 425mila in meno, con un calo dell'1% rispetto all'anno precedente. I lavoratori dipendenti che non hanno dichiarato nulla al fisco sono stati 334mila in più, in particolare a basso reddito e giovani. Redditi al top in Lombardia, dove le dichiarazioni Irpef in media sono state di 23.680 euro. Fanalino di coda la Calabria, con 14.390 euro (il 39,2% in meno rispetto alla prima classificata). Il rapporto del ministero dell'Economia è uscito a ridosso dei dati Istat sulla pressione fiscale record ed è stato accompagnato, come tradizione, da polemiche sui dati che riguardano i redditi medi. Secondo via XX settembre, i lavoratori autonomi hanno il reddito più elevato, pari a 35.660 euro, mentre quello dichiarato dagli imprenditori è pari a 17.650 euro.

I lavoratori dipendenti dichiarano in media 20.600 euro, il reddito dei pensionati è di 16.280 euro e, infine, quello medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 15.670 euro. Ma non si può dire che gli imprenditori dichiarano meno dei dipendenti o addirittura dei pensionati. Perché, come ricorda lo stesso ministero, «la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell'Irpef». I 17.650, poi, si riferiscono a ditte individuali. Imprenditori senza dipendenti. In generale, emerge il quadro di un paese povero. Solo il 5% dei contribuenti dichiara un reddito superiore a 50mila. Nella classe fino a 15mila euro si colloca il 46% dei contribuenti, che dichiara solo il 5% dell'Irpef totale, in quella tra i 15mila e i 50mila euro si posiziona il 49% dei contribuenti, che dichiara il 58% dell'Irpef totale. In sostanza paga la classe media.

Anche dal ministeri dell'Economia, la conferma che le tasse stanno aumentando. L'imposta netta Irpef ha un valore medio di 4.910 euro, lo 0,6% in più rispetto all'anno precedente. Non pagano imposte circa 10 milioni di residenti in Italia, con livelli sotto le soglie di esenzione o con detrazioni che azzerano l'imponibile. L'imposta netta totale dichiarata, pari a 152,2 miliardi di euro, è sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente. Come dire, chi paga le tasse ne versa un po' di più allo Stato, ma le entrate sono le stesse.

L'aumento della pressione fiscale nel 2013 era da attribuire esclusivamente alle addizionali. Quella regionale Irpef ammonta nel 2013 a circa 11,2 miliardi di euro, in crescita dello 1,5% rispetto al 2012. In media gli italiani versano alle regioni un'addizionale di 370 euro, dieci euro in più rispetto all'anno precedente. La più alta nel Lazio, 470 euro, seguito dalla Campania (440 euro), quella più bassa in Basilicata (250 euro). L'addizionale comunale ammonta invece complessivamente a 4,4 miliardi di euro, in aumento dell'8,9% rispetto al 2012 (anno in cui si era già registrato un aumento del 20%rispetto al 2011), con un importo medio pari a 170 euro.

Maglia nera ancora una volta al Lazio, più virtuosa Bolzano con solo 60 euro all'anno.

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